Scambio di ruoli nel tandem che governa la Russia: oggi al congresso del partito Russia Unita, il premier Vladimir Putin, che ne è il leader, ha proposto come capolista alle legislative di dicembre il presidente Dmitri Medvedev.
Quest’ultimo ha accettato proponendo a sua volta di sostenere Putin nella corsa al Cremlino di marzo e dicendosi pronto a lavorare nel prossimo governo: non potrà che essere come premier, secondo gli analisti, anche se oggi Medvedev non ha voluto candidarsi direttamente a questa carica per non infrangere le prerogative del futuro presidente, cui spetta la designazione del capo dell’esecutivo.
Ma ormai appare chiaro che i due hanno raggiunto «da tempo un accordo sui rispettivi ruoli», come ha riconosciuto pubblicamente anche lo stesso Putin. Medvedev si è impegnato a modernizzare il Paese lavorando al governo e anche il partito Russia Unita, che in passato aveva fortemente criticato. Quello delineato oggi era uno degli scenari possibili, anche se nessuno prevedeva che Medvedev potesse guidare la lista di Russia Unita al voto del 4 dicembre: un onore ma anche un onere, dato che il partito è dato in forte calo dai sondaggi. La mossa di mettere Medvedev in pole position può essere un modo per rilanciare il partito, ma anche per avere un eventuale parafulmine in caso di successo inferiore alle aspettative.
Quello annunciato oggi davanti ad oltre 11 mila delegati, nel blindatissimo palazzetto dello sport vicino allo stadio Luzhniki, appare come un accordo di ferro, maturato forse sin dal 2008, quando Putin fu costretto a lanciare il suo delfino Medvedev al Cremlino perchè la costituzione gli vietava un terzo mandato consecutivo. Putin, una volta eletto presidente, potrà contare su un mandato allungato da quattro a sei anni e si potrà ricandidare anche nel 2018, arrivando così al 2024: un quarto di secolo al potere.
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