Il presidente boliviano Evo Morales ha deciso di sospendere il progetto di costruzione di una strada in Amazzonia che aveva provocato la protesta degli indios, definendo «imperdonabile» la violenta repressione messa in atto ieri dalla polizia contro i manifestanti. Il progetto, ha assicurato, resterà sospeso finchè non si realizzi una consultazione popolare. Morales ha anche proposto la creazione di una commissione d’inchiesta sui fatti di domenica a Yucumo, declinando ogni responsabilità circa l’intervento della polizia alla marcia indigena: lanci di lacrimogeni e violenze che hanno sollevato un’onda di proteste e provocato le dimissioni del ministro della Difesa, Cecilia Chacon. Il presidente ha però negato la morte, negli scontri, di un bambino di tre mesi, come riferito invece da alcuni media, e ha chiesto che, se vi sono state vittime, se ne pubblichino i nomi e i luoghi dove si troverebbero i loro corpi. La marcia degli indios è finalizzata a impedire la costruzione di una strada nel cuore del paro Isiboro Secure, la più grande riserva forestale del Paese. Un’opera che, ha detto Morales, decine di comunità e organizzazioni sociali invece sollecitano.
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