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GB. Governo sull’orlo di una crisi di nervi

Lo sostiene una fonte citata dal domenicale The Independent che riferisce anche del timore di Clegg che la Gran Bretagna diventi ora ‘the lonely man of Europè. Sempre secondo la fonte vicina al vice-premier, Clegg ritiene che quello riportato a casa da Cameron dopo la maratona bruxellese sia uno «spettacolare fallimento». «Nick – scrive The Independent citando la sua fonte – di certo non pensa che sia un buon accordo per la Gran Bretagna, per l’occupazione e per la crescita. Ci lascia isolati in Europa e va contro i nostri interessi nazionali. Il timore di Nick – aggiunge la fonte – è che diventiamo ‘the lonely man of Europè (l’uomo solitario in Europa)». E ancora: «Nick non riesce a capacitarsi che Cameron non abbia tentato di negoziare più a lungo. Nick non avrebbe condotto così la partita britannica», ha riferito ancora la fonte vicina a Clegg.

 

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No Europe, splendido Cameron
Francesco Paternò

Il giorno dopo il no del premier David Cameron al nuovo trattato dell’Unione europea, il governo conservatore si ritrova isolato non solo nei confronti del resto del vecchio continente, ma anche rispetto a buona parte della stampa nazionale. Di peggio, potrebbe solo accadere che i liberaldemocratici, alleati di governo e più favorevoli all’Europa, decidessero di rompere la coalizione, far cadere Cameron e portare il paese a nuove elezioni in vista di una nuova alleanza con i laburisti. Ma non accadrà, almeno per ora.
La stampa inglese rinuncia al celebrato (quanto finto) stile British (per dire compassato) e non risparmia dure critichee al primo ministro, «reo» di aver portato il paese indietro nel tempo, «a uno splendido isolamento». «Cameron porta la Gran Bretagna alla deriva in Europa con il veto sul trattato», è il titolo del Guardian : «I leader europei pronti ad allinearsi 26 a 1 a favore del progetto franco-tedesco, ma il premier ottiene la benedizione di Nick Clegg», scrive il quotidiano vicino al Labour, aggiungendo che Cameron sarà probabilmente accolto da eroe dal suo partito la prossima settimana quando si presenterà in parlamento per un intervento sul vertice Ue.
Di accoglienza benevola parla anche la Bbc : di ritorno da Bruxelles, Cameron ha già incontrato 30 parlamentari nella sua residenza privata, «rilassato e molto positivo», ha detto uno di loro, Andrew Rosindell, all’emittente. Che ieri dedicava alla vicenda un commento dal titolo: «Vero accordo?». L’editoriale dell’ Independent va giù duro: «Cameron ha giocato molto male la partita. Il futuro della Gran Bretagna? In orgoglioso isolamento: come le Isole Cayman, ma senza il bel clima». Sulla stessa scia anche il Daily Mail : «Il giorno in cui il premier pone la Gran Bretagna in primo piano: il provocatorio Cameron resiste ai prepotenti dell’Euro…ma la Francia pianifica una vendetta sullo storico veto». Per il Daily Telegraph , «Trattato Ue: David Cameron si pone come l’uomo solo d’Europa», diventando il primo premier europeo a porre il veto su un nuovo trattato.
Sul suo sito, l’ Economist parla del «Grande divorzio dell’Europa». Critico – ed è la notizia peggiore per il premier – anche il Financial Times : «Non ha ottenuto nulla in cambio» e «forzare l’Eurozona non proteggerà la City». Il no di Cameron è «un suicidio economico e politico», ha detto Bill Newton Dunn, europarlamentare britannico liberal-democratico, in una intervista al Mattino di Napoli. «È un errore che danneggerà i nostri interessi a lungo termine – spiega Dunn non siamo una potenza imperiale. Siamo un Paese come tutti gli altri e abbiamo disperatamente bisogno di amici in questo momento di crisi. Anziché isolarci dovremmo lavorare con l’Europa. Da soli che influenza possiamo avere?».
Sul fatto che il premier abbia sostenuto di agire nell’interesse della City, Dunn osserva: «Era l’unica cosa che poteva dire per giustificarsi. In realtà a Bruxelles nessuno ha nominato la Tobin Tax, la tassa sulle transazioni finanziarie tanto temuta dalla City perché potrebbe danneggiarne gli affari. Quindi contro cosa si è schierato Cameron? Ancora non lo sappiamo».

da “il manifesto”

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