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Brasile: giudice autorizza ripresa dei lavori a Belo Monte

A fine settembre il giudice federale Carlos Eduardo Martins ne aveva bloccato i lavori affermando che avrebbe danneggiato le attività di pesca nel fiume Xingu, in piena Amazzonia, oltre a comportare l’inondazione di 500 km quadrati di foresta con 200 milioni di litri d’acqua. Nel fine settimana, lo stesso giudice ha annullato la precedente sentenza, sostenendo che la costruzione della mega-centrale idroelettrica di Belo Monte, contro la quale si è schierato un vasto fronte della società civile brasiliana e internazionale, può andare avanti perché ‘Norte Energia’ – consorzio beneficiario della concessione – “ha dimostrato che non verrà alterato in modo significativo l’habitat naturale delle specie ittiche locali”.

Al nuovo verdetto, destinato a riaprire il confronto con il governo, ha risposto subito il ‘Movimiento Xingú Vivo para Sempre’ con una “Giornata di lotta contro Belo Monte” che ha portato nuovamente migliaia di persone in piazza ad Altamira, nello stato settentrionale amazzonico del Pará – dove sorgerà l’impianto – e in nove capitali, Belém, San Pablo, Río de Janeiro, Cuiabá, Manaus, Salvador, Porto Alegre, Curitiba e Campinas.

Il movimento ha lanciato anche una nuova campagna, “Belo Monte, non con i miei soldi!”, per fare pressione sulle banche affinché non partecipino al finanziamento della centrale che, con una potenza prevista di 11.233 megawatt e un costo stimato pari a otto miliardi di euro, è concepita per diventare la terza al mondo dopo quella delle Tre Gole, in Cina, e di Itaipú, alla frontiera tra Brasile e Paraguay. “Oltre 60 dighe sono programmate entro il 2020 in tutti i fiumi dell’Amazzonia. Solo Belo Monte avrà un complesso di quattro o cinque dighe ma produrrà appena 4000 megawatt per tre o quattro mesi e il resto dell’anno, nei mesi di secca del fiume, quasi niente” ha ricordato la coordinatrice del movimento, Antonia Melo.

Ad Altamira, dall’allestimento dei cantieri, intanto è “caos” secondo Melo. La città già ospita quasi 200.000 persone, più del doppio della popolazione contata nel 2009, quando il governo cominciò a decantare gli aspetti positivi di Belo Monte. Una situazione in cui le autorità locali non riescono a soddisfare la domanda di servizi di base, come l’assistenza medica, né a garantire la sicurezza a causa della scarsa presenza di forze di polizia, come dimostra l’aumento degli omicidi e dei casi di violenza sessuale contro bambine e adolescenti.

Un’altra conseguenza già prevista dalla società civile è la speculazione immobiliare in una città in cui si registrano aumenti fino al 500% degli affitti e del prezzo delle terre. “Per non parlare dell’inquinamento acustico: la gente di Volta Grande – dove il corso del fiume Xingu sarà deviato lasciando al’asciutto circa un centinaio di chilometri – è costretta a udire forti rumori, come le esplosioni di dinamite, giorno e notte, anziani e bambini, malati. Dov’è il rispetto dei diritti umani che il governo aveva promesso? Belo Monte, come hanno detto gli 80 operai licenziati da ‘Norte Energia’, è solo un’illusione” ha detto Melo. 

Fonte: Misna 

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