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Kabul e Pechino firmano accordo petrolifero

Entrate per sette miliardi di dollari nei prossimi 25 anni: è questo il ricavato atteso dalle autorità di Kabul che hanno firmato con Pechino il primo accordo per lo sfruttamento delle sue riserve petrolifere lungo il fiume Amou Daria, nel nord del paese, regione relativamente stabile in un paese teatro di un conflitto decennale. L’accordo, siglato davanti alla stampa dal ministro delle Miniere, Waheedullah Sharani, autorizza la società pubblica China National Petroleum Corporation (Cnpc), che ha avuto la meglio su altri cinque concorrenti, a sfruttare tre campi petroliferi dalle riserve stimate in 87 milioni di barili. Per l’estrazione bisognerà aspettare fine 2012, ma intanto la Cnpc ha creato una joint venture con il gruppo afgano Watan.

In base all’intesa, l’Afghanistan riceverà il 70% dei benefici realizzati dalla società cinese che verserà un 15% di tasse alle autorità afghane. Sul sito petrolifero dovrebbe essere creata una raffineria che potrebbe generare centinaia di posti di lavoro.

Nonostante ingenti risorse naturali sul proprio territorio, finora non sfruttate a causa del conflitto e della carenza di infrastrutture, l’Afghanistan è costretto ad importare per il suo fabbisogno petrolio e gas naturale comprati dall’Iran e dai paesi dell’Asia centrale.

La firma dell’accordo giunge in un contesto politico-diplomatico segnato da tensioni tra l’amministrazione del presidente Hamid Karzai e la forza della Nato, guidata dagli Stati Uniti, nel decimo anno della sua missione che dovrebbe concludersi nel 2014. Punto centrale della discordia sono i continui raid notturni della Nato che colpiscono civili invece degli insorti. Inoltre sono in corso trattative per l’apertura di una rappresentanza dei talebani all’estero, presumibilmente a Doha (Qatar), per facilitare l’avvio di contatti formali col governo afghano. Per allacciare negoziati di pace con gli insorti, il presidente Karzai ha istituito un Alto consiglio per la pace (Hcp).

Fonte: Misna 

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