Ora tocca all’Egitto e ai Fratelli Musulmani assicurare le forniture.
Continua la crisi di energia elettrica nella striscia di Gaza, gli scarsi approvvigionamenti di gasolio fanno si che la centrale possa produrre elettricità a singhiozzo. La ragione principale di questa crisi energetica risiede nel blocco economico e commerciale imposto da Israele.
I dirigenti di Hamas continuano a sperare che i loro omologhi egiziani diano seguito alla assicurazione di compensare la fornitura israeliana, ma al momento si tratta solo di promesse .
La mancanza di elettricità, si è fatta sentire più forte con le ondate di aria fredda e umida che stanno battendo Gaza. Si è arrivati a contare fino a 10 black out in meno di sei ore al giorno, in molti casi le famiglie palestinesi sono state costrette a scaldarsi intorno ad improvvisati falò.
La crisi di energia elettrica c è iniziata tre giorni fa, rischia di arrivare al suo apice non appena le scorte di carburante si esauriranno rendendo inerte la centrale elettrica che fornisce il 60 % . Verrà così a mancare energia nelle case, nei negozi, negli uffici, nelle officine ma anche nelle scuole e negli ospedali. La vita di molti palestinesi è quindi appesa alla speranza che le autorità egiziane forniscano il carburante necessario.
Una soluzione temporanea che in assenza di un accordo tra autorità palestinesi ed egiziane per una fornitura stabile, lascia aperto il rischio di una nuova crisi energetica .
La leadership dei Fratelli Musulmani egiziani è chiamata a dare le prime risposte di solidarietà nei confronti dei gazawi e a rompere l’embargo israeliano. Se questo non avvenisse sarebbe paradossale perché nel frattempo l’Egitto continua a mantenere con Israele accordi commerciali privilegiati (aree Quiz) ed a fornire a prezzi scontati acqua e gas a Tel Aviv.
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