Per il presidente siriano Bashar al Assad “i giorni sono contati”. Lo ha dichiarato il presidente statunitense Barack Obama, che al tempo stesso ha sottolineato come l’opposizione siriana sia enormemente divisa. “La nostra stima è che i giorni (di Assad) sono contati. La questione non è se, ma quando” il regime cadrà, ha detto Obama in un’intervista alla rivista The Atlantic. “Ora – ha aggiunto – possiamo accelerare questo? Stiamo lavorando con la comunità internazionale per provarci», ma «la situazione è resa difficile dal fatto che la Siria è un Paese molto più grande, più sofisticato e più complicato della Libia». Notando che la Russia e la Cina «ancora bloccano un potenziali mandati o azioni dell’Onu”, Obama ha aggiunto che Washington si sta ora concentrando su una serie di strategie che possano fornire “aiuti umanitari, aiuti che possono accelerare una transizione verso un governo siriano rappresentativo, pacifico e stabile”. “Se ciò accadrà -ha rimarcato Obama, ricordando l’alleanza fra i regimi di Teheran e Damasco- sarà una profonda perdita per l’Iran”. L’Unione Europea si è adeguata all’escalation dell’amministrazione Usa ed ha accusato Damasco di essere un regime criminale e assicura che «prima o poi» riuscirà a portare i responsabili delle atrocità che si stanno commettendo in Siria contro la popolazione civile davanti alla giustizia internazionale. L’alzata dei toni contro Bashar al-Assad è giunto inaspettato, sotto sollecitazione di Londra e Parigi, da un vertice dall’agenda prevalentemente economica. Esclusa, per ora, l’opzione militare, secondo l’Unione Europea l’unica contro Assad è quella della pressione politica ed economica: dopo dodici pacchetti di sanzioni, la prossima settimana i ministri degli Esteri della Ue sono incaricati di preparare il tredicesimo pacchetto.
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