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Paese Basco: ETA chiede dialogo diretto alla Francia

L’organizzazione indipendentista armata basca Eta, in un comunicato inviato ieri all’agenzia France Presse, reclama un dialogo diretto col governo francese sulla «fine definitiva delle conseguenze della violenza», cinque mesi dopo l’annuncio dell’abbandono definitivo della lotta armata iniziata negli anni ’60. Nel comunicato Euskadi Ta Askatasuna chiede alle autorità di Parigi anche di trattare abitualmente «il problema basco come se fosse unicamente una questione spagnola», eludendo «la diretta responsabilità che ha lo Stato francese» nel negare «la realtà nazionale di Euskal Herria e il diritto dei cittadini baschi a decidere sul loro futuro». Allo stesso tempo Eta accusa la Francia di «guerra sporca» e di collaborare alla «sparizione di militanti» dell’organizzazione. Il gruppo manifesta l’aspettativa che l’esecutivo di Parigi «risponda attivamente alla opportunità che viene data per una fine definitiva» delle «conseguenze del conflitto», mediante l’avvio di «conversazioni dirette con Eta». Attualmente sono rinchiusi in carceri francesi circa 150 detenuti riconducibile all’Eta e al collettivo dei prigionieri politici baschi, fra i quali i presunti dirigenti dell’organizzazione intercettati in territorio francese, come José Manuel Azkarate, alias Manu, arrestato mercoledì scorso. Qualche giorno fa per la prima volta il presidente francese Sarkozy aveva per la prima volta espresso una generica disponibilità ad avviare un processo di avvicinamento dei prigionieri baschi sparsi nelle carceri francesi al loro territorio nel sud ovest del Paese. 

Sul versante spagnolo invece un sondaggio rivela che un terzo circa della popolazione basca non crede al cessate il fuoco definitivo dichiarato dall’ Eta cinque mesi fa. Lo afferma uno studio realizzato dal governo della Comunità Autonoma Basca secondo il quale il 36% degli intervistati, teoricamente rappresentativi di tutta la popolazione, è convinto che l’organizzazione indipendentista non abbia rinunciato veramente alla lotta armata, rispetto al 52% degli intervistati che invece pensa il contrario. Il sondaggio, realizzato fra il 6 e l’11 febbraio su un campione di 2.224 interviste, evidenzia anche che 7 baschi su 10 sono convinti che il governo centrale debba facilitare il reinserimento sociale dei detenuti appartenenti all’organizzazione armata che abbiano rinunciato alla violenza; mentre il 69% della popolazione è a favore del rimpatrio, al loro avvicinamento in carceri dei Paesi Baschi. 

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