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Turchia: a processo un generale accusato di aver organizzato un golpe

Si è aperto ieri mattina il processo a carico dell’ex capo di stato maggiore turco, il generale 68enne Ilker Basbug, in prigione da alcune settimane con l’accusa di aver preso parte ad un tentativo di colpo di stato. All’apertura dell’udienza, i giudici della 13esima Alta corte penale hanno respinto la richiesta del suo avvocato, Ilkay Sezer, di assegnare il caso al Consiglio Supremo di Stato, il nome che prende la Corte Costituzionale quando è chiamata a giudicare ministri, premier, capi di stato maggiore e altre alte cariche dello Stato. Una richiesta analoga era già stata presentata e respinta prima dell’inizio del processo, che secondo i giudici non ha attinenza con la carica dell’imputato, ma con le «attività terroristiche» che gli vengono attribuite. Basbug, che ha guidato le forze armate turche fino ad agosto 2010, è stato arrestato all’inizio del mese perché accusato di aver pianificato insieme ad altri una campagna per screditare e destabilizzare il premier Recep Tayyip Erdogan al fine di poterlo destituire. L’ex capo di stato maggiore è accusato di aver «creato o gestito un’organizzazione terroristica» e «cercato di far cadere con la forza il governo della Repubblica di Turchia».

Basbug è anche coinvolto, ma in questo caso solo in qualità di testimone, in un altro presunto piano di golpe, noto come piano ‘Martello’, risalente al 2003 e che vede alla sbarra 365 persone, tra cui altri generali in pensione. Per molti i due processi, così come quello relativo alla presunta organizzazione eversiva ‘Ergenekon’, non sono altro che uno dei tanti fronti dello scontro tra la componente laica dello stato turco, di cui i militari sono sempre stati la massima espressione, e quella islamica, rappresentata dal Partito della Giustizia e dello Sviluppo (Akp), al governo da tre mandati. Il primo schieramento storicamente ha sostenuto – ed è stato ricambiato – gli Stati Uniti e la Nato, mentre il secondo sta cercando di portare la Turchia al rango di potenza regionale indipendente dagli altri blocchi, seppure in stretta relazione con l’Unione Europea. 

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