Con una mossa che la stampa egiziana ha definito “a sorpresa” l’Egitto ha unilateralmente deciso la sospensione di un accordo con Israele per l’esportazione di gas naturale. Risalente al 2005, secondo stime correnti l’accordo consentiva a Israele di coprire il 40% del proprio fabbisogno per la produzione di energia elettrica ma era stato oggetto di ampie critiche all’interno dell’Egitto.
In una nota, le due società egiziane impegnate nell’estrazione e nell’esportazione del gas (Egpc e Egas, quest’ultima controllata dallo Stato) hanno riferito ieri di aver notificato all’israeliana East mediterranean gas company (Emg) la sospensione dell’intesa. Quest’ultima ha già fatto sapere di considerare la decisione “illegale e in cattiva fede” e ne ha chiesto il ritiro.
In un intervento televisivo, l’amministratore delegato della Egas, Mohamed Shoeib, ha sostenuto che “la decisione è stata presa per motivi economici e non politici, in particolare per il mancato rispetto delle scadenze di pagamento negli ultimi mesi”.
Molti osservatori prediligono però una lettura politica della decisione presa al Cairo dove sono in corso processi a carico di esponenti del deposto regime di Hosni Mubarak accusati di aver concordato prezzi di favore ad Israele. E’ comunque mancata finora una presa di posizione ufficiale da parte del governo egiziano, espressione della giunta militare al potere da oltre un anno.
L’accordo del 2005 – che avrebbe dovuto avere una durata ventennale – è stato considerato una tappa significativa nel processo di avvicinamento tra i due paesi subito dopo la firma dello storico trattato di pace di Camp David del 1979. Negli ultimi mesi le forniture di gas erano state più volte interrotte a causa di attentati al gasdotto utilizzato per le esportazioni.
Fonte: Misna
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa
