Le rigide misure di austerità messe in atto dal governo di Atene di comune accordo con i “creditori internazionali” e la troika (Bce, Ue, Fmi) per cercare di risanare i disastrati conti statali, hanno portato la Grecia in una recessione di dimensioni incalcolabili.
L’Ocse ha reso noto che l’anno scorso i redditi nel Paese sono diminuiti addirittura del 25,3% rispetto all’anno precedente. Quel che è peggio, il futuro non promette proprio niente di buono. Appena due giorni fa, infatti, il governatore della Banca Centrale ellenica, Giorgos Provopoulos, presentando il rapporto annuale dell’istituto da lui diretto sull’andamento dell’economia nazionale, ha anticipato che per l’anno in corso la recssione del Pil raggiungerà il -5%, mentre per una prima, timida ripresa economica si dovrà attendere almeno la fine del 2013. Nel migliore ddei casi.
Per tutti questi motivi, la Banca Centrale prevede che per il periodo 2013-14 i redditi dei lavoratori del settore pubblico e privato subiranno un’ulteriore riduzione di circa il 20%, mentre il tasso di disoccupazione resterà al di sopra del 19%. In pratica, in meno di tre anni il reddito disponibile per le famiglie sarà di fatto dimezzato.
L’istituto ellenico di statistica (Elstat) ha spiegato che in gennaio il tasso di disoccupazione ha toccato un nuovo record, arrivando al 21.8% dopo che nel dicembre precedente aveva segnato il 21.2%. Quasi raddoppiato dal 2010, anno in cui l’impatto della crisi ha cominciato a farsi sentire e il governo di Atene si rivolse all’Ue e al Fondo Monetario Internazionale (Fmi) per ottenere prestiti di emergenza. Maurice Nettley, economista esperto di politica fiscale presso l’Ocse, ha dichiarato che nel 2011 lo stipendio medio lordo annuo è sceso da 20,457 euro a 15,729 euro. La riduzione ammonta al 23,1%, ma sale in realtà al 25,3% se si tiene conto dell’inflazione.
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