E’ un articolo tratto da Il Sole 24 Ore, scritto da Morya Longo, giornalista competente e seria. A parte il titolo vagamente “nazionalistico” (da addebitare ai capiredattori) è una ricostruzione puntuale di alcuni meccanismi “normali”, anzi addirittura “legali”, con cui gli istituti di credito possono depredare gli incauti che hanno investito i loro risparmi in qualche prodotto finanziario “esotico”. In questo caso, “esotico” sta semplicemente per “fuori dall’Italia”.
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L’incredibile scandalo di Bank of Ireland salvata grazie ai soldi di tanti risparmiatori italiani
di Morya Longo
V.S., risparmiatore veneto, aveva investito 15mila euro in obbligazioni emesse dalla Bank of Ireland. Tornato dalle vacanze estive, ha scoperto che i suoi 15mila euro erano diventati 15 centesimi di euro: i risparmi faticosamente accumulati non bastavano più neppure per comprare una caramella. F.R e altri tre facoltosi risparmiatori romani hanno avuto lo stesso shock al ritorno dalle vacanze: il milione di euro investito nei bond di Bank of Ireland si era trasformato, senza alcun preavviso, in 10 euro. Sono almeno 150-200 le famiglie italiane coinvolte nell’incredibile storia di Bank of Ireland.
L’istituto di credito la scorsa estate ha ristrutturato il debito obbligazionario. Ma siccome nessuno si è preso la briga di informare i risparmiatori italiani, questi si sono trovati, ignari, a subire il trattamento riservato a chi non aderiva alla ristrutturazione: ogni mille euro investiti in obbligazioni di Bank of Ireland sono stati trasformati in un centesimo di euro. Morale: con la benedizione della Commissione europea e con il sacrificio di ignari risparmiatori italiani, è stata salvata una delle più speculative banche irlandesi. Da un lato Dublino è stata aiutata con i soldi europei, e anche italiani, dall’altro Dublino si è presa dai risparmiatori un “piccolo” extra. Senza dirglielo.
Il «Castello» di Kafka
La storia, che «Il Sole 24 Ore» è in grado di documentare, è degna dei migliori libri di Kafka. Bank of Ireland, in difficoltà per la crisi finanziaria, per tre volte è stata costretta a ristrutturare i suoi 18 prestiti obbligazionari subordinati. L’ultima ristrutturazione l’ha proposta agli investitori di tutto il mondo la scorsa estate. In pratica proponeva a chiunque possedesse una delle 18 obbligazioni subordinate, di scambiare – incassando una perdita – quei “vecchi” titoli con nuovi bond garantiti dallo Stato irlandese. La perdita c’era, ma chi accettava recuperava almeno parte dell’investimento. Ben peggiore era invece il trattamento previsto per chi decideva di non aderire: i loro bond sarebbero stati rimborsati quasi a zero. Ogni mille euro, come detto, sarebbe stato onorato con un solo misero centesimo di euro.
Ovvio che nessuno sano di mente avrebbe mai rifiutato l’offerta: meglio avere titoli nuovi, seppur penalizzanti, che un centesimo per ogni mille euro investito. Eppure, quando l’8 luglio scorso l’offerta di scambio si è chiusa, si è scoperto che tanti investitori non avevano aderito. Il gioco, a metà agosto, era fatto: Bank of Ireland ha rimborsato i bond rimasti in circolazione a un centesimo. Tra questi, tanti erano in mano ai risparmiatori italiani. Perché non hanno aderito all’offerta e sono rimasti ad attendere questo rimborso da fame? Per un motivo semplice e sconcertante: non sapevano nulla di questa operazione. «Il Sole 24 Ore» ha raccolto molte testimonianze, tutte uguali: «A me nessuno ha detto nulla», «Non lo sapevo», «La banca non mi ha informato». E non si tratta di alcuni istituti: la mancata informazione ha riguardato quasi tutte le banche italiane, con poche eccezioni.
Il muro dell’informazione
Come sia possibile è presto detto: Bank of Ireland ha giocato tra le maglie larghe della legislazione e le banche italiane hanno fatto come Ponzio Pilato. L’istituto irlandese non aveva veramente intenzione di coinvolgere i risparmiatori. Lo dimostrano due elementi. Uno: non ha chiesto l’autorizzazione alla Consob per pubblicare un prospetto italiano. Due: ha destinato l’offerta di scambio solo a chi possedesse obbligazioni per un importo superiore ai 50mila euro, aggirando la direttiva europea sui prospetti. Morale: Bank of Ireland non ha fatto alcun prospetto. Però, a modo suo, il suo dovere l’ha fatto: al «Sole 24 Ore» Brian Kealy, responsabile capital management dell’istituto irlandese, ha detto che tramite Clearstream (una delle maggiori casse di compensazione europee) sono stati avvertiti tutti gli obbligazionisti attraverso gli intermediari.
Insomma: non c’era un prospetto, ma alle banche italiane la comunicazione che Bank of Ireland avrebbe ristrutturato il debito è arrivata. Il problema è che le banche italiane, nella maggior parte dei casi, non hanno informato i clienti: secondo vari esperti forse non erano neppure obbligate a farlo – la questione è controversa –, essendo l’offerta indirizzata a chi possedesse più di 50mila euro di bond. Se avessero informato i risparmiatori, questi avrebbero potuto consorziarsi oppure vendere i bond sul mercato: ma dato che non l’hanno fatto, tante persone sono andate in vacanza ignare e tranquille. E, tornate dal mare, hanno avuto l’amara sorpresa. Anche la Consob si tira fuori: in effetti non le è mai arrivato nessun prospetto.
Ricapitoliamo, dunque. Bank of Ireland organizza una ristrutturazione del debito subordinato accettabile per chi aderisce alla sua offerta, ma capestro per chi non accetta: lo fa con l’Ok della Commissione europea. Poi comunica il tutto alle banche italiane, le quali decidono di stare zitte e di lavarsene le mani. I risparmiatori non ne sanno nulla, e dunque non aderiscono all’offerta. Morale: si trovano a pagare per il salvataggio di una delle più speculative banche irlandesi. Oggi sono aggrappati solo alle associazioni dei consumatori, come Adusbef e Aduc: quest’ultima – riferisce Giuseppe D’Orta di Aduc – ha già scritto alla Consob, sta per inviare una lettera di contestazione a Bank of Ireland e sta preparando i reclami alle banche. Qualcuno pensa anche alla class action.
13 ottobre 2011
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