Il ministero degli Esteri israeliano ha reagito e rapidamente, con una nota dai toni piccati, al documento con cui i ministri degli Esteri dell’Ue hanno denunciato oggi come incompatibile con la soluzione dei due Stati – quello israeliano e quello palestinese – la politica di colonizzazione d’Israele in Cisgiordania e a Gerusalemme est. Secondo la nota israeliana, il testo rimbalzato da Bruxelles è una «lunga lista di richieste e critiche basate su un quadro parziale, prevenuto e unilaterale della realtà sul terreno»: lista che «non aiuta a rilanciare il processo di pace». Nella replica si afferma che Israele è «impegnato al benessere della popolazione palestinese», come dimostrerebbe l’approvazione nel 2011 di 119 progetti (palestinesi) nella zona C della Cisgiordania, sotto amministrazione militare diretta. Israele – si legge ancora nella nota diffusa a Gerusalemme – prende invece atto con soddisfazione delle considerazioni espresse dai ministri dell’Ue sulle esigenze di sicurezza del cosiddetto ‘Stato ebraico’, sulla necessità d’una ripresa dei negoziati, sulla condanna dei lanci di razzi dalla Striscia di Gaza. Il documento europeo esprime peraltro parole di ferma deplorazione delle attività israeliane di colonizzazione; di denuncia di «un’accelerazione» del loro ampliamento negli ultimi anni; di accusa per la moltiplicazione dei fenomeni di «violenza ed estremismo» da parte dei coloni ultrà. I ministri europei affermano poi di apprezzare la lettera consegnata in questi giorni dal premier israeliano, Benyamin Netanyahu, al presidente dell’Anp, Abu Mazen, per cercare di riallacciare il negoziato, ma sottolineano allo stesso tempo «l’aggravamento» delle condizioni di vita dei palestinesi nella zona C della Cisgiordania. E ammoniscono che l’Ue «non riconoscerà alcuna modifica» delle linee antecedenti la guerra del 1967 (e quindi neppure il controllo israeliano di Gerusalemme est) se non di fronte a un’intesa su scambi di territori concordata con i palestinesi.
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