Ricorreranno anche allo sciopero della fame contro le progressive restrizioni di cui sono oggetto in carcere 13 personalità di spicco della dissidenza in Bahrain il cui processo è stato rinviato nei giorni scorsi al 4 settembre secondo motivazioni considerate dall’opposizione pretestuose. Ad annunciare l’iniziativa è stato il Centro per i diritti umani del Bahrain il cui presidente, Nabil Rajab, è anch’egli in carcere.
In una nota diffusa dal centro e attribuita ai 13 attivisti si legge: “Oggi abbiamo consegnato una lettera alle autorità carcerarie informando che avvieremo una serie di azioni di protesta contro violazioni e nuove restrizioni come l’interruzione di telefonate ad avvocati e familiari, l’impossibilità di leggere i giornali e la mancata ora d’aria. La protesta includerà uno sciopero della fame”.
Intanto, Rajab è stato oggi scagionato dall’accusa di offese per mezzo di Twitter che gli era costata in precedenza una condanna a tre mesi di carcere. Resta invece ancora in piedi la condanna a tre anni di carcere per il reato di organizzazione di assemblee illegali contro la quale Rajab ha presentato un appello che sarà valutato il prossimo 10 settembre. Lo stesso Rajab ha inoltre denunciato di aver subito in prigione torture fisiche e psicologiche.
Da 18 mesi partiti politici e organizzazioni della società civile chiedono alla monarchia di varare concrete riforme per una svolta democratica nel piccolo paese del Golfo. Aspirazioni e rivendicazioni portate in piazza pacificamente che hanno però incontrato la dura reazione del governo e delle forze di sicurezza con diverse vittime e centinaia di persone arrestate tra i dimostranti.
Fonte: Misna
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