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Fmi: la crisi si aggrava

La crescita dell’economia mondiale si è indebolita, e i rischi di un deterioramento restano alti, soprattutto nell’Eurozona, che resta il segmento più debole e il cuore del problema.
E’ l’analisi che il Fondo monetario internazionale tratteggia nel World economic outlook diffuso in previsione delle assemblee annuali del Fmi e della Banca Mondiale ospitate a Tokyo.
Il pil italiano, stima l’istituto di Washington, registrerà un calo del 2,3% e dello 0,7% rispettivamente nel 2012 e nel 2013. Rispetto alle ultime previsioni di luglio dello stesso Fondo la crescita è stata tagliata dello 0,4% per entrambe gli anni. La nota di aggiornamento del Def fatta dal Tesoro poche settimane fa prevede un calo del 2,4% quest’anno ma solo dello 0,2% nel 2013. Ma altra “stime” definiscono scenari anche peggiori.
In ogni caso, e guardando all’insieme dell’economia mondiale, qualche barlume di ripresa è previsto solo alla fine dell’anno prossimo. Intanto, proprio la debole dinamica del prodotto interno lordo, porta ad un vero e proprio allarme lavoro con un tasso di disoccupazione che dilaga in tutta Europa, Germania esclusa, e tocca vette elevate in Grecia e Spagna, dove è senza lavoro oltre il 25% della forza lavoro, ma raggiunge un picco anche in Italia.
Da noi i disoccupati, all’8,4% nel 2011, raggiungeranno il 10,6% quest’anno, ma addirittura l’11,1% nel 2013. Restiamo sotto la media europea (11,5%), ma l’accelerazione è davvero impressionante e preoccupante. La disoccupazione nelle economie avanzate è inaccettabile, osserva del resto l’Fmi, mettendo in guardia anche dai rischi che potrebbero derivare dalle tensioni sociali. Un elemento che l’Ue deve tenere presente perchè potrebbe complicare ancora di più la situazione.
Uno scenario positivo, capace finalmente di ridare fiducia al Vecchio Continente, dice il Fondo, può avverarsi solo con l’attuazione dell’accordo raggiunto il 29 giungo, la creazione dell’unione bancaria, la creazione di una garanzia paneuropea sui depositi bancari, una ancora maggiore integrazione delle politiche di bilancio. In sostanza si tratta della road map individuata dalla Bce che potrebbe portare, secondo alcuni analisti, ad una discesa dello spread di circa 200 punti nel corso del 2013. In ogni caso, mette in guardia Olivier Blanchard, capo economista del Fmi, Madrid e Roma, le più dirette interessate ad un discesa dello spread, devono proseguire sulla via del risanamento cercando di ritrovare la strada della competitività ed eventualmente ricapitalizzando le banche senza intaccare il livello del debito.
Non è una barzelletta: questi credono davvero che la creazione dell’unità bancaria (per molti versi necessaria, se si vuole parlare di “sistema europeo” e non semplicemente di “sistemi contigui”) possa limitare l’insorgere o il decollare della risposta sociale…

Gli esperti del Fmi: «Bene Monti, ma l’Italia resterà a lungo in recessione»

dall’inviato Stefano Carrer
TOKYO – Gli esperti del Fondo Monetario Internazionale danno un dispiacere al governo italiano ma lo promuovono a pieni voti: da un lato, hanno scartato come troppo ottimistiche le previsioni ufficiali sulle prospettive dell’economia, dall’altro hanno avuto parole di alto elogio per l’opera dell’esecutivo guidato da Mario Monti. Per l’Fmi, l’Italia resterà a lungo in una pesante recessione: dopo il -2,3% del Pil previsto per quest’anno, la nuova stima pronostica per il 2013 un ulteriore calo dello 0,7%, mentre tre mesi fa ipotizzavano una contrazione limitata allo 0,3 per cento; solo nell’ultimo trimestre del 2013 l’economia italiana potrà approssimarsi alla crescita zero, mentre la disoccupazione sarà salita all’11,1 per cento.
Il messaggio evidenziato a Tokyo (in anticipazione del meeting annuale dell’Fmi) dal capo economista del Fondo, Olivier Blanchard, riguarda la necessità, per i Paesi ad alto indebitamento, di procedere sulla strada del consolidamento fiscale ma anche di “mantenere la crescita”. In questo senso, sembrerebbe che la medicina somministrata all’Italia sia anche troppo amara.
Ma – ha spiegato Carlo Cottarelli, direttore del Fiscal Affais Department dell’Fmi nel presentare stamattina il nuovo “Fiscal Monitor”, per quanto l’Fmi preferisca un “passo graduale” negli aggiustamenti, nei singoli Stati il ritmo appropriato dell’aggiustamento dipende dall’entità degli squilibri fiscali, dal grado delle pressioni dei mercati e dallo stato complessivo delle economie. Così ha espresso un “pieno supporto all’azione del governo Monti nei suoi sforzi di ridurre il deficit e arerstare l’incremento del debito pubblico” e ha lodato in particolare la riforma pensionistica: “Tra le economie avanzate, l’Italia è ora nella situazione migliore nel fronteggiare la pressione derivante dall’aumento della spesa previdenziale (“healthcare and pension spending”) nei prossimi 20 anni”.
In prospettiva, Cottarelli ha poi riconosciuto l’opportunità di una minore tassazione sul lavoro ma ha aggiunto che “occorre tempo” in quanto non si può pensare di porre rimedio in pochi mesi a situazioni sfavorevoli accumulatesi nell’arco di decenni. Blanchard ha altresì sottolineato che le necessarie e pesanti misure attuate nell’immediato stanno contribuendo a migliorare le prospettive dell’Eurozona, dando impulso a una “ragionevole speranza” che il peggio sia dietro le spalle.
Tuttavia, rispondendo a una domanda sul perché i tassi sui bond italiani e spagnoli sono scesi, ha detto che è possibile che sia successo in anticipazione, da parte degli investitori, dell’accettazione” del programma OMT della banca centrale europea (che richiede la sottoposizione a drastiche misure delineate dall’esterno in cambio di un acquisto eventualmente illiminato di bond nazionali). “Se è così – ha concluso – non possiamo essere sicuri che questi tassi resteranno a livelli bassi”.

da Il Sole 24 Ore

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