Inquinamento atmosferico in aumento ad Atene a causa di un’impennata del riscaldamento a legna, meno costoso, in tempi di crisi, del gasolio e dello stesso carbone. Stando alle cifre diffuse pochi giorni fa dal ministero per l’Ambiente, a inizio mese è stata registrata nella capitale ellenica una concentrazione di sostanze nell’atmosfera di 150mg/m3, contro un livello di allarme pari a 50 mg/m3. Un inquinamento chiaramente visibile, come lo era il “nefos” (lo smog) che anni fa soffocava la capitale greca, circondata dalle montagne, prima che venissero modernizzate autovetture private e mezzi pubblici. “La foschia che appare soprattutto la sera è formata da particelle inquinanti e pericolose che causano problemi respiratori”, ha detto alla France presse Evangelos Gerassopoulos, direttore dell’Istituto dell’Ambiente dell’Osservatorio di Atene. Secondo lo studioso, “questa nube inquinante deriva dalla combinazione di mancanza di vento con la combustione del legno, che è più alta del solito a causa del costo elevato del gasolio del riscaldamento domestico”. Analogo allarme è stato lanciato dall’Università di Salonicco per la seconda città del Paese, sempre per l’aumentato ricorso al riscaldamento a legna. La crisi economica in cui versa la Grecia dal 2010 aveva determinato inizialmente una riduzione dell’inquinamento atmosferico ad Atene, per la conseguente riduzione del traffico automobilistico.
Ma ora che la crisi investe la maggior parte degli abitanti del paese – la disoccupazione è al 25%, senza contare la precarietà diffusissima e gli stipendi e le pensioni tagliate dagli ultimi governi – moltissimi condomini di Atene e del resto del paese hanno deciso di ridurre le spese, non più sostenibili. Il riscaldamento funziona così per meno ore ogni giorno, a una temperatura più bassa e spesso utilizza legna di scarsa qualità, recuperata tagliando i boschi in maniera indiscriminata o addirittura utilizzando materiali trattati con solventi e vernici altamente inquinanti.
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