Con un voto sul filo del rasoio e grazie ad una procedura raramente applicata, i repubblicani nel Senato degli Stati Uniti sono riusciti a bloccare per almeno dieci giorni la conferma della nomina di Chuck Hagel alla guida del Pentagono, decisa dal presidente Barack Obama.
Cercando di mettere fine all’ostruzionismo repubblicano, il leader della maggioranza democratica ha deciso di mettere al voto una mozione che doveva porre fine al dibattito sulla nomina. Tuttavia, i 55 senatori democratici non sono riusciti ad ottenere i cinque voti tra i repubblicani stessi per arrivare a 60 su 100, numero necessario in questo caso per superare la votazione e spianare così la strada alla conferma di Hagel. Sono mancati due voti: 58 a 40.
I repubblicani hanno sostenuto di aver bisogno di più tempo e informazioni per decidere e così la nomina sarà sottoposta al voto dell’aula il 26 febbraio, dopo una settimana di sospensione dei lavori del Senato. Questa volta però la conferma dovrebbe arrivare senza problemi, poiché sarà sottoposta ad un voto di maggioranza semplice e saranno dunque necessari 51 voti. La cosa “sorprendente” è dunque semplice: i repubblicani vogliono far capire a Obama che i suoi secondi quattro anni di mandato non saranno in discesa. Anche a costo di far deragliare il treno quando, nei prossimi quindici giorni, dovrà essere trovato un accordo sul bilancio federale (la “finanziaria” degli Stati Uniti), prima che scattino tagli automatici alla spesa pubblica, con conseguenze economiche di enorme impatto anche sui mercati finanziari.
Poco dopo la nuova battuta d’arresto, Obama ha ribadito che Hagel è ampiamente qualificato per guidare il Pentagono e ha esortato i repubblicani a porre fine al loro ostruzionismo ”senza precedenti”. Anche perché lo stesso Hagel è a sua volta un repubblican, non certo un estremista pacifista.
Già ieri mattina il portavoce della Casa Bianca aveva detto che con il ritardo della conferma a causa del partito repubblicano, ”l’America non manda un buon segnale. E’ difficile spiegare ai nostri alleati cosa sta accadendo e perche’. Anche le nostre truppe – ha aggiunto – hanno bisogno di un leader”.
Molti repubblicani ancora rimproverano ad Hagel, 66 anni, veterano della guerra del Vietnam ed ex senatore repubblicano del Nebraska, il fatto di aver votato contro la guerra in Iraq, promossa dal presidente George W. Bush. E anche di aver detto, nel 2006, che la ‘lobby ebraica’ aveva intimidito molti eletti al Congresso.
In molti ritengono inoltre che sia troppo tollerante nei confronti dell’Iran. Il 31 gennaio, nel corso di un’audizione davanti alla Commissione Forze Armate del Senato, Hagel ha ribadito che se la sua nomina a segretario alla Difesa verrà confermata, una delle sue priorità sarà assicurare che Israele mantenga una superiorità militare rispetto al resto della regione. E sull’ Iran ha ribadito come ”tutte le opzioni sono sul tavolo”, anche se gli Usa faranno di tutto per impedire che Teheran si doti di armi nucleari.
”Per la prima volta nella storia americana, i repubblicani mettono le posizioni politiche davanti alla sicurezza della nostra Nazione”, ha affermato la Casa Bianca dopo il blocco del voto al Senato sulla conferma della nomina di Chuck Hagel a capo del Pentagono.
”I repubblicani del Senato hanno fatto ostruzionismo alla nomina del Segretario alla difesa, un membro del loro stesso partito”, afferma in una nota il portavoce Jay Carney, sottolineando che ”questa perdita di tempo non sarà senza conseguenze”, poiché ”abbiamo 66 mila soldati dispiegati in Afghanistan” e ”la settimana prossima a Bruxelles gli Stati Uniti si incontreranno con i nostri alleati per parlare della transizione in Afghanistan…e il nostro prossimo segretario alla Difesa dovrebbe essere lì”.
”Per il bene della nostra sicurezza nazionale – ha concluso – è ora di smetterla di fare battaglia politica usando il nostro Dipartimento della Difesa”.
Se questo è il clima ai vertici politici dell’Iperpotenza, ci deve essere una crisi fenomenale in corso.
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