Centinaia di cittadini della Birmania hanno protestato contro la leader politica Aung San Suu Kyi tra ieri e oggi nel distretto nord-occidentale di Monywa, dove sorge una miniera di rame oggetto della rabbia della popolazione locale, ma della quale una commissione guidata dalla leader dell’opposizione ha comunque raccomandato la continuazione delle operazioni. Oggi un centinaio di residenti hanno bloccato l’uscita della ”Signora” – com’é chiamata dai suoi sostenitori – da una piccola cappella nel villaggio di Se Tel. Ieri, giornata in cui Suu Kyi ha incontrato le autorità locali e una delegazione di attivisti contrari all’impianto, circa 700 residenti avevano protestato al passaggio del convoglio del premio Nobel per la Pace tra i villaggi della zona.
Due giorni fa, la commissione d’inchiesta guidata da Suu Kyi aveva criticato blandamente la polizia per l’intervento con bombe al fosforo contro una manifestazione anti-miniera lo scorso novembre, che causò 100 ustionati – quasi tutti monaci.
Il rapporto conclusivo raccomandava anche che l’impianto che sorge presso la catena montuosa Letpadaung – operato da una joint venture tra capitali cinesi e l’esercito birmano – rimanesse operativo, nonostante la massiccia ostilità della popolazione per le conseguenze ambientali, sociali e sanitarie della miniera, nonché per gli scarsi indennizzi corrisposti per i terreni espropriati. Negli ultimi tempi, il crescente avvicinamento di Suu Kyi alle posizioni del governo e dell’esercito ha lasciato interdetti diversi sostenitori in patria e all’estero, attirando le critiche delle minoranze etniche che compongono un terzo della popolazione del paese asiatico.
La leader dell’opposizione – il cui partito é il favorito nelle elezioni del 2015 – ha confessato di ”avere un debole” per le forze armate, lasciando passare sotto silenzio gli abusi nel conflitto contro la minoranza Kachin nel nord e la discriminazione verso i musulmani di etnia Rohingya vicino al Bangladesh.
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