Continuano ed anzi si moltiplicano negli Stati Uniti le manifestazioni contro l’imminente aggressione militare di Washington contro la Siria. Nel giorno in cui i media hanno diffuso un video del governo che proverebbe l’uso di armi chimiche contro i civili da parte dell’esercito siriano alcune centinaia di persone hanno protestato sul marciapiedi davanti alla Casa Bianca, a Washington ed hanno marciato verso Capitol Hill, sede del Congresso, cantando slogan come “Loro dicono più guerra, noi diciamo no alla guerra”, e portando cartelli che affermavano che la guerra in Siria è “costruita su una bugia”. “Pace in Siria”, “Bombardare la Siria non protegge le persone, le uccide” si leggeva su alcuni striscioni. “Come in Iraq e in Libia, gli attacchi non porteranno la pace, ma esacerberanno il conflitto” ha detto invece alla stampa statunitense Eugene Puryear, organizzatore della manifestazione lanciata dal gruppo AnswerCoalition, una coalizione di gruppi pacifisti, di sinistra e antimperialisti.
Un folto gruppo di manifestanti si è radunato anche a Times Square, a New York. Fra i dimostranti c’erano attivisti anti-guerra, dimostranti anti-Wall Street e alcuni espatriati siriani che denunciano il rischio che la Siria diventi una dittatura islamista. Su alcuni cartelli si leggeva ‘Niente più guerre per il profitto’ e ‘Tagli al Pentagono, non ai buoni alimentari’.
A Boston si è tenuta una veglia di preghiera. A Indianapolis circa 150 persone hanno partecipato a una protesta organizzato dalla chiesa contro l’intervento militare, riunendosi intorno alla sede del governo locale, l’Indiana Statehouse.
Altre manifestazioni contro l’intervento militare in Siria si sono tenute a Grand Rapids, in Michigan, a Lincoln in Nebraska e a Los Angeles, in California.
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