Un tribunale di Istanbul ha riaperto ieri il processo per l’omicidio del giornalista armeno e progressista Hrant Dink, una vicenda che ha tenuto la Turchia con il fiato sospeso per anni e alimentato i sospetti sull’esistenza di un complotto all’interno dello Stato. Dink, 52 anni, fu ucciso a colpi di arma da fuoco in pieno giorno nel 2007 fuori dagli uffici del suo settimanale bilingue Agos, un omicidio che sconvolse il Paese, quando di seppe che i servizi si sicurezza di Ankara erano al corrente del piano per assassinare il giornalista ma non intervennero.
Una folla di circa 150 persone si è riunita fuori dal tribunale gridando “Siamo tutti Hrant, siamo tutti armeni”, “Per Hrant, per la giustizia” e “Questo processo non finirà così”. Una corte di Istanbul nel 2011 ha condannato il killer reo confesso di Dink, Ogun Samast, minorenne all’epoca dei fatti, a 23 anni di carcere. L’anno scorso il tribunale ha condannato la cosiddetta mente dell’operazione, Yasin Hayal, all’ergastolo, ma ha assolto altri 18 imputati, smontando di fatto la tesi del complotto organizzato. A maggio invece la corte d’appello ha parzialmente rovesciato la sentenza del 2012, confermando la condanna di Hayal, ma ordinando un nuovo processo per stabilire se i 18 imputati assolti appartenessero a un’organizzazione criminale.
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