S’infittisce il mistero sul 38enne Matteo Simone, l’ufficiale della Marina Militare italiana arrestato ieri pomeriggio a Patrasso dopo che, incrociando il corteo dei sindacati prima e poi un gruppo di antifascisti che assaltavano la sede locale di Alba Dorata, aveva estratto una pistola e l’aveva puntata contro i manifestanti. Al momento dell’arresto ieri gli era stata trovata una pistola Glock 19, di quelle in dotazione a numerosi corpi dell’esercito e della polizia italiana. Ma informano i media locali di Patrasso che durante le perquisizioni svolte in due case in cui l’uomo risiedeva – una nell’isola di Poros e l’altra a Patrasso – sarebbero state trovate anche altre armi e munizioni. In particolare durante la perquisizione svolta stamattina nella casa di Poros da ufficiali della polizia locale, in collaborazione con il vice-commissariato di sicurezza di Patrasso, sono stati trovati e confiscati: un cartone contenente 14 bombolette di spray urticante; una scatola metallica contenente 390 munizioni; un arco di legno; 7 frecce di alluminio; 41 cartucce da caccia. Inoltre, nella perquisizione realizzata in casa di una donna greca a Eglykàda, dove l’autore è stato ospitato in questi ultimi giorni insieme alla moglie, i poliziotti hanno trovato e confiscato un’arma da caccia. Nei confronti di Simone è stata confermata l’accusa di porto d’armi illegale, uso d’arma e minacce. Secondo alcune informazioni la licenza di porto d’armi dell’italiano 38enne era scaduta il 30 giugno scorso. Il suo difensore ha sostenuto che la licenza era stata presa in Italia e non era stata rinnovata solo perché dal momento della scadenza il suo assistito non era più tornato nel nostro paese.
Al termine del processo per direttissima che si è svolto oggi, l’uomo è stato condannato solo per porto e possesso di armi mentre è stato assolto dall’accusa di minacce alla quiete pubblica. Simone è stato condannato a una pena detentiva di 8 mesi con 3 anni di effetto sospensivo e a una multa di 600 euro. L’ufficiale della marina ha presentato subito appello contro la condanna, raccontando di aver portato l’arma con sé solo per caso e di averla estratta e puntata contro i manifestanti solo perché ha avuto paura per la moglie incinta, che in quel momento si trovava con lui nell’automobile.
(Informazioni tratte da Patrastime e tradotte da Atene Calling)
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