“Abbiamo 25.000 uomini armati. Ma in caso di emergenza possiamo riunirne 140.000 e andare in guerra, se necessario”. La minaccia proviene dal cosiddetto ‘Consiglio generale delle autodifese’ dello stato sud-occidentale di Michoacán, i gruppi di civili armati che contrastano il cartello della droga dei Caballeros Templarios e che sono finiti nel mirino del governo che nei giorni scorsi ha inviato l’esercito per disarmare le milizie. Negli scontri sono morti alcuni civili.
In un comunicato, a fronte delle reiterate richieste del governo ad abbandonare le armi, il Consiglio ha replicato che non lo farà perché, a un anno dalla loro apparizione, “siamo stati più efficaci nella lotta alla delinquenza che lo stesso governo nell’arco di un intero decennio”. L’esortazione rivolta dall’influente ministro dell’Interno, Miguel Ángel Osorio Chong, a tornare alle loro comunità d’origine abbandonando l’offensiva – aggiunge la nota – “ci fa pensare che si voglia solo proteggere i Templarios”.
L’epicentro della tensione resta la località di Apatzingán, roccaforte dei Templarios, banda nata alla fine del 2010 da una scissione del cartello della Familia Michoacana, dedita ad ogni sorta di attività criminale, taglieggiando anche commercianti e contadini, molti dei quali hanno reagito imbracciando Ak-47 e unendosi alle autodifese. Osorio Chong ha stretto un accordo con il governatore Fausto Vallejo per inviare esercito e polizia a riportare sotto controllo la situazione nell’intera regione della Tierra Caliente, di cui fa parte anche Apatzingán, e, stando al governo, al momento 20 comuni sarebbero stati occupati dalle forze federali.
Da Michoacán continuano ad arrivare, tuttavia, notizie contrastanti. Se alcuni leader locali delle autodifese hanno formalmente dato il “benvenuto” alle forze governative, sindaci come quella di Parácuaro, Lucila Barajas Vázquez, si sono invece schierati con i civili armati.
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