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Messico, rapiti altri 30 studenti? Nuova ondata di manifestazioni

A due mesi esatti dalla scomparsa dei 43 normalistas della scuola “Raul Isi­dro Bur­gos” di Ayotzinapa, la catena televisiva francese France24 ha diffuso ieri la notizia che nel luglio scorso altri 30 studenti sono stati sequestrati e sono spariti nel nulla sempre nel Guerrero. Secondo la tv francese il 7 luglio scorso più di 30 adolescenti furono sequestrati  a Cocula, una città vicina ad Iguala, anche se finora la notizia non era circolata. Cocula è la città, tra l’altro, dove il 26 di settembre i 43 studenti catturati dai poliziotti di Iguala e dai narcos della gang dei ‘Guerreros Unidos’ furono portati per essere uccisi e poi bruciati per distruggere le prove, almeno stando alla ricostruzione ufficiale dei fatti e alla confessione di tre dei killer.

Invece, secondo quanto reso noto da France24 e ancora non confermato dai principali media messicani, il sequesto del 7 luglio sarebbe avvenuto in occasione dell’ultimo giorno di scuola e da allora non si sarebbero avute più notizie dei 30 studenti portati via da uomini incappucciati che viaggiavano a bordo di veicoli della polizia locale. La notizia non sarebbe stata diffusa perché i parenti sarebbero stati minacciati di morte se avessero denunciato quanto avvenuto. Il silenzio collettivo, durato finora, sarebbe stato giustificato dalla paura suscitata negli abitanti della città dallo stretto legame tra gli amministratori, gli agenti di polizia locali e i cartelli della droga, venuto alla luce proprio in relazione alle vicende di Iguala ed Ayotzinapa. “Lo scorso 7 luglio mi trovavo al centro del mercato quando sono arrivati gli assassini e si sono portati via i bambini. Con gli altri, hanno preso anche mia figlia. Li hanno presi all’uscita dalla scuola e non sappiamo dove li abbiano portati” ha raccontato la madre di una delle ragazze scomparse.

Intanto, dopo l’enorme marcia contro il terrorismo di stato che il 20 novembre ha invaso il centro di Città del Messico e si è conclusa in forti scontri tra studenti e polizia (da allora 11 persone sono in carcere, compreso uno studente cileno accusato di reati gravissimi), per i prossimi giorni i parenti dei desaparecidos e alcune organizzazioni popolari hanno convocato altre tre grandi mobilitazioni per chiedere verità e giustizia sui 43 di Ayotzinapa.

La Assemblea Nazionale Popolare ha annunciato una nuova ondata di iniziative a favore della rivendicazione che in questi mesi sta scuotendo il Messico come non avveniva ormai da molti anni: “se li sono portati via vivi, li rivogliamo vivi”. La prima mobilitazione è stata indetta per oggi e le altre due per il primo ed il sei di dicembre. Iniziative sono previste nei municipi di Atoyac, Chilpancingo e Ayotzinapa (tutti nel Guerrero) il 2 di dicembre in occasione del quarantesimo anniversario dell’uccisione del maestro e guerrigliero Lucio Cabañas. La mobilitazione del primo dicembre coinciderà con l’anniversario dell’insediamento dell’attuale presidente Enrique Peña Nieto e prevede una marcia dallo Zocalo, nel centro di Città del Messico, fino alla residenza ufficiale presidenziale già presa di mira dai dimostranti nelle ultime settimane.

Il 6 dicembre è stata lanciata la ‘occupazione’ di Città del Messico da parte di numerosi movimenti sociali e popolari in occasione del centenario dell’ingresso trionfale nella capitale federale dell’esercito rivoluzionario guidato da Emiliano Zapata e Pancho Villa.

Intanto la forte e instancabile mobilitazione della società messicana contro la classe politica e il suo legame con i narcos ha provocato una prima vittima eccellente all’interno di quello che per molti anni è stato – ingiustamente – considerato il partito di sinistra sul quale riporre le speranze di cambiamento. Cuau­h­te­moc Car­de­nas, lea­der sto­rico del Par­tito della rivo­lu­zione demo­cra­tica (Prd), si è dimesso.

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