Un’altra intercettazione “pirata” aumenta in Turchia l’imbarazzo del governo Erdogan, che ogni giorni di più si dimostra essere stato in mano a politici senza scrupoli legati ad un gruppo di famelici affaristi. L’ultima conversazione diffusa attraverso la rete ha per protagonista Reza Zarrab, un potente uomo d’affari, il suo collaboratore Abdullah Happani. Zarrab segnala al suo interlocutore che il ministro dell’Economia, Zafer Caglayan si lamenta di non avere ricevuto la “tangente” promessa, ovvero 10 milioni di euro.
Zarrab è un imprenditore iraniano di origine azera cui il ministro ha appena fatto vincere un grosso appalto pubblico, Caglayan gli ha chiesto dove sono finiti i soldi e l’iraniano si mostra molto sorpreso del fatto che il politico non abbia ricevuto la sua commissione, anzi aggiunge che la somma è uscita dalle casse della sua azienda “e dunque dev’esserci stato un errore”. Happani risponde che verificherà immediatamente.
Caglayan e altri tre ministri hanno perso i loro posti nel gabinetto Erdogan appena tre mesi fa, dopo un’inchiesta della polizia che il 17 dicembre scorso ha coinvolto nel giro della corruzione e delle appropriazioni indebite suo figlio e decine di persone vicine al regime del partito liberal-islamista Akp. Reza Zarrab è stato arrestato a sua volta, prima di essere rilasciato la scorsa settimana con tutti gli altri indagati grazie all’intervento del governo. Ma la polizia insiste sul fatto che Caglayan è accusato di aver ricevuto da lui decine di milioni in tangenti e questa intercettazione viene messa in rete proprio nel momento in cui Erdogan – al potere dal 2002 – minaccia di vietare “Facebook” e “YouTube” in tutto il Paese in vista delle elezioni amministrative in programma il 30 marzo.
Da settimane infatti su internet rimbalzano alcune registrazioni di conversazioni telefoniche del capo del governo, fra cui quella in cui ordina al figlio Bilal di far sparire ingenti somme di denaro o se la prende con un gruppo industriale per una “commissione” considerata insufficiente.
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