La gestione della crisi economica da parte del governo di destra spagnolo (e della troika) e i pesanti tagli operati alla spesa pubblica e alla pubblica amministrazione hanno avuto pesanti ripercussioni sul settore della pubblica istruzione. Madrid ha perduto circa 25.000 docenti in due anni nei centri non universitari, secondo i dati diffusi dal ministero delle Finanze.
Il numero dei professori dipendenti dalle regioni e dal ministero dell’educazione fino al gennaio scorso, l’ultimo dato disponibile, evidenzia una precarizzazione degli organici, con una forte riduzione dei docenti a tempo indeterminato e l’aumento di quelli con contratti temporanei.
Se a gennaio 2012 si contavano 510.579 insegnanti in Spagna, due anni dopo sono diminuiti a 486.331, pari a -4,7%. I tagli non hanno risparmiato il personale della sanità pubblica, che si è ridotto nello stesso periodo del 5,6%, fino a 476.689 dipendenti, secondo i bollettino ministeriale delle Finanze.
C’è da giurare che la cosiddetta ‘riforma’ della scuola preparata dal governo italiano non sarà molto dissimile, nelle conseguenze, da quella gestita dal Partido Popular di Madrid.
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