Almeno cinque morti e un numero imprecisato di feriti, scontri fra polizia e manifestanti, decine di arresti, alcune esplosioni di ordigni artigianali, piazze – tra cui la simbolica e centralissima Tahrir al Cairo – blindate: la “giornata della collera” dei Fratelli musulmani nel primo anniversario della destituzione del loro presidente Mohamed Morsi da parte dei militari ha scosso ieri l’Egitto ma tutto sommato meno di quanto ci si poteva aspettare. Proprio il 3 luglio dell’anno scorso i militari, con la scusa di riportare l’ordine e sventare una guerra civile, deposero l’islamista Morsi – che era stato eletto democraticamente – ora sotto processo e in carcere. E, per l’anniversario, la sua Confraternita islamica aveva annunciato che 35 cortei sarebbero partiti da altrettante moschee del Cairo per convergere su piazza Tahrir. Nella “giornata della collera ardente” la Fratellanza, messa fuorilegge in quanto tacciata di terrorista, aveva esortato a “far esplodere il vulcano della rabbia ma senza perdere il carattere pacifico” anche in manifestazioni in “tutti” i 29 governatorati del Paese.
Le forze di sicurezza hanno stroncato più o meno sul nascere diverse manifestazioni con lancio di lacrimogeni, ma varie fonti attendibili hanno segnalato la morte di numerosi manifestanti, tra cui alcuni studenti.
Scontri sono stati segnalati in vari punti della megalopoli, tra cui Mohandessin (est) e Ain Shams (nord-ovest), ma anche ad Alessandria e in altre città. Il ministero dell’Interno ha annunciato diverse decine di persone arrestate a Minya, Beni Suef, Suez Beheira e Fayoum. Sono anche circolate foto del tentativo di dar fuoco ad una postazione di polizia a Helwan (sud del Cairo).
Al Cairo l’enorme piazza Tahrir è stata completamente chiusa fin dal mattino con alte barriere metalliche dai colori della bandiera egiziana e con un presidio di blindati: la sua rotatoria è rimasta deserta. Chiusa anche piazza Rabaa al-Adawiya, teatro dello sgombero con almeno 700 di morti (ma secondo Amnesty 1.400) dei sit-in dei Fratelli musulmani nell’agosto scorso. La Confraternita ha comunque vantato di essere riuscita ad arrivare con i suoi cortei a non meglio precisate “piazze importanti nonostante le misure di sicurezza”. I manifestanti hanno bloccato almeno due strade e dato fuoco a pneumatici.
Circondato da militari e forze dell’ordine anche il palazzo presidenziale di Heliopolis, preso di mira lunedì da ordigni che avevano ucciso due artificieri. Anche la scorsa notte sono stati lanciati o piazzati ordigni al Cairo: uno vicino ad un ospedale militare ad Abbasiya e due nel quartiere popolare di Imbaba. A Kerdasa, una ex-roccaforte dei Fratelli musulmani, una persona è morta e una è rimasta ferita mentre costruivano un ordigno.
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