Sei poliziotti sono stati condannati a 12 anni di carcere ognuno per il tentato omicidio del presidente Rafael Correa in occasione di una sollevazione delle forze armate nel 2010. Un moto violento teoricamente originato da rivendicazioni salariali ma che presto assunse caratteristiche golpiste.
La condanna è stata decisa un tribunale di Pichincha che ha riconosciuto colpevoli gli agenti radunatisi all’esterno dell’ospedale della polizia di Quito, dove il 30 settembre di quattro anni fa Correa si era rifugiato dopo essere apparso a sorpresa nel mezzo della protesta, facendo salire ulteriormente la tensione.
Il pm Gustavo Benítez ha sostenuto l’accusa con l’ausilio di 51 testimoni e 38 prove documentali, fra cui sequenze fotografiche degli imputati. Il codice penale ecuadoriano stabilisce che il tentato omicidio del presidente o di chi eserciti il potere esecutivo sia punito con pene fra gli 8 e i 12 anni.
Il 30 settembre 2012 centinaia di poliziotti si ammutinarono nella principale base della capitale e in altre città denunciando modifiche al regime dei benefici salariali. Correa si recò a sorpresa fra loro per negoziare ma fu aggredito e costretto a riparare nell’ospedale da cui fu liberato dopo un pesante intervento delle forze armate. L’episodio provocò complessivamente una decina di morti e oltre 270 feriti.
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