Dodici parlamentari dello Zanu-Pf, principale partito e forza di governo dello Zimbabwe, potrebbero finire sotto indagine da parte del partito perché sospettati di aver ricevuto finanziamenti illeciti da un funzionario dell’ambasciata statunitense nel Paese, Eric Little.
La notizia è stata diffusa dal quotidiano statale ‘Herald’, che ha definito i parlamentari sotto accusa “la sporca dozzina” e bollato Little come “un sospetto agente della Cia”. I 12 – insieme ad alcuni componenti del partito d’opposizione Mdc-T, guidato dall’ex premier Morgan Tsvangirai – incontrerebbero regolarmente funzionari dell’ambasciata degli Stati Uniti, fornendo loro informazioni sulle decisioni del governo. Tra gli argomenti discussi ci sarebbero stati gli equilibri interni al partito di governo e la possibile sostituzione di Tsvangirai come leader dell’opposizione.
La copertura per gli incontri sarebbe fornita da fondi per lo sviluppo messi a disposizione dall’ambasciatore e impiegati anche in alcuni dei collegi di questi parlamentari da ong locali. Secondo lo ‘Herald’, però , queste sarebbero solo società di copertura gestite dai parlamentari.
Il responsabile per l’informazione dello Zanu-Pf, Rugare Gumbo, ha spiegato alla stampa che il partito “non può ignorare simili notizie” e indagherà per capire se si tratta di “semplici finanziamenti o di qualcos’altro”. I parlamentari chiamati in causa hanno respinto ogni accusa. Lo stesso Gumbo ha spiegato che le voci potrebbero essere state diffuse da qualcuno “con scopi personali”.
All’interno del partito di governo sono di recente emersi contrasti tra due fazioni, guidate dalla vicepresidente Joyce Mujuru e dal ministro della Giustizia Emmerson Mnangagwa. Entrambi sono visti come potenziali successori del novantenne presidente Robert Mugabe.
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