Da dibattito a rissa: oggi il confronto tra le forze politiche sudafricane sul caso della residenza privata del presidente Jacob Zuma a Nkandla, ampliata a spese dello Stato, si è ulteriormente infiammato.
L’occasione è stata la discussione alla Camera del rapporto compilato dalla commissione d’inchiesta parlamentare sull’accaduto, che di fatto assolve Zuma dall’accusa di aver “indebitamente beneficiato” delle migliorie – tra cui una piscina e un recinto per il bestiame – costate l’equivalente di 17 milioni di euro. La commissione d’inchiesta è stata boicottata dall’opposizione, che ha fatto ostruzionismo una volta che il rapporto è arrivato in aula, ieri sera. Questo ha provocato lo scontro tra la minoranza e la presidente della Camera, Baleka Mbete, invitata ad “andarsene” dai deputati in disaccordo e accusata di coprire “la dittatura di un partito unico”, l’African National Congress di Zuma, uscito largamente maggioritario dalle ultime elezioni ma ridimensionato rispetto alle precedenti consultazioni.
Durante l’infuocato dibattito – proseguito nella notte – la polizia antisommossa ha fatto il suo ingresso in aula per costringere una deputata della sinistra radicale degli Economic Freedom Fighters (Eff), Ngwanamakwetle Mashabela, a lasciare lo spazio riservato agli oratori dopo la fine del suo intervento. Nello scontro che ne è seguito quattro deputati hanno riportato contusioni.
A seguito dell’accaduto il principale partito d’opposizione (centrista), Democratic Alliance (Da) ha annunciato che “non riconoscerà più” Mbete come presidente della Camera, accusandola di aver “perso il controllo” dell’istituzione e “distrutto la sua credibilità” nel ruolo. Il capogruppo del partito, Mmusi Maimane, ha inoltre spiegato di aver scritto al vicepresidente della repubblica, Cyril Ramaphosa, chiedendo che sostenga una mozione di sfiducia contro Mbete e la sua destituzione.
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