Un caso tipico dell’Italia contemporanea. Una nebbiosa spy story piena di soldi, spie, intercettazioni, affaristi, parlamentari corrotti (sai che sforzo…), fascisti ex Terza Posizione (“né destra, né sinistra, parliamoci”, stronzate che girano ancora oggi, declinate in “rosso-bruno”), faccendieri, strani e improvvisi “suicidi”, tecnologie per il “controllo delle comunicazioni”, uso disinvolto di funzioni istiituzionali a fini privati e commerciali….
Ora si è concluso il processo di primo grado, che lascia una prima “verità giudiziaria” provvisoria. E su cui bisognerebbe svolgere una lettura in controluce dei verbali per verificare quanto (non “se”) quegli stessi poteri messi in parte sotto accusa siano riusciti a condizionare il processo facendo sparire prove, creandone di false, ecc. Siamo nell’Italia dei processi per la strage di Piazza Fontana, mai arrivati al dunque “giudiziario” proprio per il possente intervento pluridecennale teso a impedire che si potesse “fare il punto”.
Ecco comunque come l’Ansa sintetizza la sentenza per il processo Fastweb-Telecom Sparkle.
Diciotto condanne e 7 assoluzioni sono state decise a conclusione del processo che ha riguardato in presunto maxiriciclaggio di 2 miliardi di euro. La pena maggiore, 15 anni, è stata inflitta all’imprenditore Gennaro Mokbel. Assolti il fondatore di Fastweb Silvio Scaglia e l’ex ad di Telecom Italia Sparkle, Stefano Mazzitelli. I giudici della I sezione penale hanno, inoltre, condannato a 8 anni di reclusione Giorgia Ricci, moglie di Mokbel. Condanna a 11 anni di reclusione per il consulente Carlo Focarelli, 7 anni per l’ufficiale della Guardia di Finanza Luca Berriola, 5 anni e 4 mesi per l’avvocato Paolo Colosimo, 9 anni per Silvio Fanella e 6 anni per Bruno Zito. I sette assolti sono usciti dal processo, a seconda delle singole contestazioni, o con la formula “per non aver commesso il fatto” o “perché il fatto non costituisce reato”. L’inchiesta, condotta dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dai sostituti Giovanni Bombardieri e Francesca Passaniti, faceva riferimento ad una “Frode Carosello” che ha visto coinvolti gli ex vertici dirigenziali di Fastweb e Telecom Italia Sparkle. Secondo quanto scritto nell’ordinanza di arresto la truffa consisteva nel creare “ingenti poste passive di bilancio dovute alle apparenti uscite di centinaia di milioni di euro in favore di società ‘cartiere’. Le ingenti somme di denaro apparentemente spese per pagare l’Iva in favore delle ‘cartiere’ consentivano a Fastweb e Tis di realizzare fondi neri per enormi valori”. Un movimento che però, “serviva solo a utilizzare liberamente il denaro incassato attraverso il pagamento dell’Iva versata dai clienti di Fastweb e Telecom Italia Sparkle e che non era mai stato versato all’erario”. Per i 18 condannati il collegio ha stabilito che risarciscano le parti civili: l’entità del risarcimento sarò però stabilita dal tribunale civile.
Scaglia, è finito un incubo – “E’ finito un incubo”. Così Silvio Scaglia, fondatore di Fastweb, ha commentato visibilmente commosso la decisione del Tribunale di Roma che lo ha assolto da tutte le accuse.
“La sentenza, confermando l’assoluta infondatezza delle accuse mosse nel 2010 nei confronti di Fastweb, non fa che prendere atto di quanto sostenuto in tutti questi anni dai vertici societari in ordine all’assoluta correttezza dell’attività della società e degli organi che la rappresentano”. Lo afferma Fastweb in relazione alla sentenza emessa in serata a Roma. Dei tre imputati legati un tempo all’azienda telefonica, è stato condannato a sei anni di reclusione Bruno Zito, mentre sono stati assolti Roberto Contin e Mario Rossetti.
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