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Turchia: il 20% approva uso della violenza in nome dell’Islam

Secondo un sondaggio reso pubblico ieri dalla stampa di Ankara, un cittadino turco su cinque approva l’uso della violenza in nome dell’Islam e sempre il 20% ritiene che i vignettisti di Charlie Hebdo meritassero di morire per avere offeso il profeta Maometto.
La rilevazione demoscopica condotta poco dopo le stragi di Parigi dall’istituto MetroPoll rivela anche che il 44,3% della popolazione turca ha sposato le tesi cospirative accreditate da diversi esponenti del partito islamista Akp del presidente Recep Tayyip Erdogan, e ritiene che dietro agli attentati ci siano non terroristi jihadisti  ma servizi segreti stranieri, nonostante gli attacchi siano stati rivendicati da “Al Qaeda” dello Yemen, paese dove si era addestrato e aveva combattuto almeno uno degli attentatori. 
Sull’uso della violenza “in alcuni casi” in nome dell’Islam il 73,6% dei turchi rimane contrario, il 6,3% non risponde mentre il 20,1% lo ritiene giustificato. Nel settembre scorso solo il 13% degli intervistati si era dichiarato a favore, l’83% contrario. L’opposizione denuncia una crescita dell’influenza nel Paese dei movimenti jihadisti grazie alla tolleranza nei loro confronti mostrata dal governo Erdogan dall’inizio della guerra in Siria. “Secondo MetroPoll “c’è in Turchia un gruppo significativo di persone che può legittimare la violenza. Una tale mentalità può fare si che la Turchia sia testimone di sviluppi violenti come quelli osservati in Medio Oriente”. Il sondaggio – 2.759 persone intervistate fra il 17 e il 20 gennaio – indica inoltre che il 55,9% della popolazione turca (a larga maggioranza musulmana sunnita) pensa che le vignette di Charlie Hebdo abbiano offeso Maometto, ma ritiene “sbagliato” l’attacco alla redazione parigina. Il 20% giustifica la strage, rileva Zaman online, e solo il 16,4% pensa che le vignette vadano viste sotto il profilo della libertà di espressione.

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