Lo scandalo per corruzione che ha travolto il colosso petrolifero statale Petrobras e il peggioramento delle stime di previsione di crescita del paese hanno inferto un duro colpo alla popolarità della presidente Dilma Rousseff.
Stando a un sondaggio di Datafolha appena il 22% dei brasiliani giudica positivamente l’operato della presidente, il 33% lo ritiene “normale”, il 44% negativo o pessimo. A dicembre, un mese prima che Dilma si reinsediasse per il suo secondo mandato consecutivo dopo la vittoria di misura al ballottaggio di fine ottobre, ad esprimere una valutazione positiva nei suoi confronti era il 42% degli intervistati.
Secondo il quotidiano Folha di San Paolo (non certo sostenitore del Pt della presidente), è la peggiore valutazione del governo Rousseff e la peggiore in assoluto per un presidente del Brasile dai tempi di Fernando Henrique Cardoso che, nel dicembre 1999, veniva valutato negativo o pessimo dal 46% della popolazione.
A domincare la cronaca e il giudizio su Dilma è lo scandalo per corruzione che ha portato la settimana scorsa alla rinuncia dei vertici dell’azienda e al fermo del tesoriere del suo Partito dei Lavoratori (Pt), João Vaccari Neto, chiamato a deporre perché sospettato di aver “sollecitato donazioni legali e illegali” a diverse imprese partner di Petrobras, anche queste sotto inchiesta.
Secondo il sondaggio di Datafolha, il 52% degli intervistati ritiene che Rousseff, avendo anche guidato il consiglo di amministrazione di di Petrobras quando era ministro del’Energia del governo di Luiz Inácio Lula da Silva (2003-2010), fosse perfettamente a conoscenza della rete di corruzione.
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