Il Kosovo celebrava ieri il settimo anniversario della proclamazione d’indipendenza dalla Serbia – ottenuta grazie all’occupazione della Nato e non riconosciuta ancora da numerosi paesi – in una situazione ancora assai critica e difficile sotto l’aspetto politico ed economico e con tassi di corruzione e criminalità sempre molto elevati.
Povertà diffusa e un tasso di disoccupazione intorno al 40% hanno indotto negli ultimi mesi decine di migliaia di kosovari di etnia albanese a lasciare il Paese alla ricerca di lavoro e migliori condizioni di vita, chiedendo invano asilo in vari Paesi Ue del nord Europa, in primo luogo Germania, Austria, Svezia, Francia.
Un esodo di massa che ha suscitato allarme e preoccupazione anche in Serbia, che i kosovari attraversano spesso per raggiungere l’Ungheria e gli altri Paesi comunitari. Belgrado, che non ha mai riconosciuto l’indipendenza di Pristina, ha chiesto l’intervento della Ue per assistere e controllare i migranti, sostenendo che né la Serbia né l’Ungheria sono i Paesi di destinazione finale dei kosovari. Assistenza hanno garantito Austria e Germania, che hanno inviato proprie squadre di agenti e mezzi di controllo alla frontiera serbo-ungherese. Osservatori e analisti a Pristina sottolineano al tempo stesso la crisi che vivono le principali istituzioni del Paese: parlamento, governo e magistratura, cosa questa dimostrata dal lungo vuoto politico vissuto dal Kosovo dopo le elezioni di giugno e dalla estrema difficoltà di formare un nuovo esecutivo.
Il Kosovo, dove a fine anni novanta si combatté una sanguinosa guerra fra guerriglia indipendenstista albanese e forze di sicurezza serbe, con l’intervento dell’aviazione e poi delle truppe della Nato contro queste ultime e la popolazione jugoslava, con oltre 13 mila morti e decine di migliaia di profughi, proclamò unilateralmente la propria indipendenza il 17 febbraio 2008. Finora é stato riconosciuto da 108 Paesi (sui 193 rappresentati all’Onu), compresi gli Stati Uniti e 23 dei 28 stati membri dell’Unione Europea, Italia compresa. Nell’Ue non hanno riconosciuto l’indipendenza di Pristina la Spagna (per motivi legati alle rivendicazioni di baschi e catalani), Grecia, Romania, Cipro e Slovacchia.
Oltre il 90% dei due milioni di abitanti del Kosovo é di etnia albanese e religione musulmana. La minoranza serba, forte di 120 mila persone di religione cristiano-ortodossa, é concentrata nel nord del Kosovo e nelle tante enclavi sparse nel Paese anche se moltissimi serbo-kosovari sono ancora costretti all’esilio in altri territori a causa delle persecuzioni che hanno subito. Tre anni fa Belgrado e Pristina hanno avviato un dialogo politico con la mediazione Ue, culminato con un accordo sulla normalizzazione dei rapporti firmato a Bruxelles nell’aprile 2013, e che ha facilitato la strada verso l’integrazione europea di Serbia e Kosovo.
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