Il governo della Repubblica ceca è pronto a restituire alla Polonia 368 ettari di territorio, per porre fine a un contenzioso originatosi negli anni ’50, quando i confini fra i due paesi furono modificati per meglio predisporre i servizi di vigilanza alla frontiera.
In passato la Repubblica Ceca – che riconosce come fondata la rivendicazione territoriale della parte polacca – ha offerto una somma di denaro come risarcimento, ma Varsavia ha rifiutato chiedendo la restituzione delle proprie terre.
La stampa ceca ha cercato di dare una idea più precisa della estensione sottolineando significativamente che si tratta di qualcosa come 90 volte la Piazza Venceslao, Vaclavske namesti, il grande slargo situato nel centro di Praga.
La lista dei terreni offerti – tutti ai confini orientali del paese – non è stata ancora resa pubblica, ma l’operazione dovrebbe interessare il comune di Krnov e altri della zona di Frydlant e dei Monti Jeseniky, in Moravia settentrionale, nella regione storica della Slesia.
L’elenco degli appezzamenti è stato consegnato alle autorità polacche lo scorso novembre, secondo quanto trapelato, ma Varsavia non ha ancora concluso l’esame. Nonostante il governo ceco voglia concedere aree di proprietà statale, si registrano però i malumori dei sindaci dei comuni dove i terreni sono situati, anche perché una serie di questi fondi risultano in affitto ad agricoltori.
I sindaci cechi fanno poi valere ragioni di carattere ambientale, sostenendo che i polacchi, se ricevessero queste terre, approfitterebbero per estendere le proprie attività estrattive del carbone o di produzione di energia elettrica, sino a ridosso dei centri abitati cechi.
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