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Genocidio: Turchia impedisce a presidente Repubblica Serba di Bosnia di recarsi in Armenia

La Turchia ha impedito al leader politico dei serbi di Bosnia, Milorad Dodik, di recarsi in Armenia per assistere alle cerimonie commemorative del genocidio armeno, vietando al suo aereo di sorvolare il territorio nazionale.
“Malgrado le autorizzazioni per questo volo fossero state inizialmente ottenute, le autorità turche non hanno consentito il sorvolo sul loro territorio”, ha scritto in un comunicato il presidente della Republika Srpska, entità dei serbi di Bosnia. L’aereo a bordo del quale si trovava Dodik aveva effettuato uno scalo a Bourgas, nell’est della Bulgaria, per ottenere l’autorizzazione finale a sorvolare la Turchia, tappa obbligatoria prima di raggiungere l’Armenia. Il presidente ha atteso ben quattro ore e mezzo questa autorizzazione, prima di decidere di rientrare in Bosnia, secondo la stessa fonte.
Come se non bastasse, nei giorni scorsi il governo turco ha annunciato di aver richiamato per consultazioni il suo ambasciatore in Austria, per protestare contro il riconoscimento simbolico da parte del parlamento viennese del genocidio armeno. “La dichiarazione del Parlamento ha creato cicatrici permanenti nell’amicizia e nelle relazioni tra Turchia e Austria (…) la Turchia ha deciso di richiamare il suo ambasciatore Hasan Gogus per consultazioni”, ha indicato il ministero degli Esteri turco. Lo scorso 22 aprile il parlamento austriaco aveva osservato un minuto di raccoglimento in memoria del genocidio armeno, una novità in un Paese all’epoca alleato dell’Impero ottomano e dove questo termine non è stato mai usato ufficialmente.
L’Armenia celebra oggi il centesimo anniversario dei massacri costati la vita a un milione e mezzo di armeni sotto l’Impero ottomano, malgrado le accuse di Ankara che respinge con sdegno le accuse di genocidio. Centinaia di migliaia di persone sono arrivate ad Erevan per una cerimonia commemorativa al Memoriale dedicato alle vittime del genocidio armeno. Tra gli invitati il presidente russo Vladimir Putin e quello francese Francois Hollande, assenti invece la maggior parte dei capi di stato occidentali.

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