Le autorità peruviane hanno autorizzato l’intervento delle forze armate in sette dipartimenti del sud, a seguito dell’annuncio di uno sciopero di 48 ore dei minatori a partire da oggi contro un progetto di una società mineraria messicana.
Nei dipartimenti di Apurimac, Ayacucho, Cajamarca, Cusco, Moquegua, Puno e Tacna, si segnalano da ieri Martedì una presenza militare, che resterà in zona fino al 24 giugno secondo la risoluzione decretata dal Ministero dell’Interno.
Questa decisione giunge quattro giorni dopo che il governo ha dichiarato lo stato di emergenza nella provincia di Islay, la regione meridionale di Arequipa, dove le proteste violente contro un progetto minerario nel Perù meridionale, portare avanti da una consociata della Southern Copper Messico, che hanno provocato quattro morti negli ultimi due mesi.
Le organizzazioni sociali del sud hanno deciso di convocare 48 ore di sciopero il 27 e 28 maggio in contrasto con il progetto denominato Tia Maria nelle miniere di rame, valutato in 1.400 milioni di dollari.
I manifestanti ritengono che la realizzazione del progetto potrebbe danneggiare l’agricoltura e inquinare l’ambiente nella zona.
Le forze armate supportano la polizia per “garantire il controllo e il mantenimento dell’ordine interno a causa delle manifestazioni e delle azioni di protesta promosse da vari fronti e organizzazioni sociali”, ha detto il ministero.
Il segretario della Federazione Dipartimentale di Arequipa (FDTA), Geronimo Lopez, ha riferito di aver chiesto “che la protesta si svolga senza violenza”.
In Perù, il secondo maggior produttore di rame mondiale e dove l’estrazione è fondamentale per la crescita economica, le proteste socio-ambientali si sono intensificate. Secondo alcune fonti, un terzo dei conflitti sociali del paese è legata a questioni ambientali. Nel bel mezzo di questo conflitto, il settore minerario del Perù prevede di espandersi del 4 per cento nel 2015, guidata dall’attività estrattiva del rame.
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