E’ polemica in Ungheria sui nuovi cartelloni pubblicitari anti-immigrati che il governo del premier di destra Viktor Orban ha fatto affiggere sui muri di Budapest. I poster che recitano frasi come “Se vieni in Ungheria non puoi prendere il lavoro degli ungheresi” oppure “Se vieni in Ungheria devi rispettare la nostra cultura”, rispecchiano la posizione del premier xenofobo che si è candidato a guidare il fronte anti-quote in Europa, in opposizione alle richieste dei governi di Italia e Grecia in particolare. “Non smetteremo di cancellare le pubblicità”, ha detto Viktor Szigetvari che guida il partito liberale “Insieme” (Egyutt); oggi sei membri della formazione politica di centrosinistra sono stati arrestati e subito rilasciati dopo aver realizzato delle scritte su alcuni dei cartelloni.
Le pubblicità anti-immigrazione sono state oggetto anche delle critiche e dei commenti sarcastici dei social media e fanno parte della campagna su larga scala che il governo Orban – leader del partito ex liberale Fidesz – sta mettendo in campo contro i flussi migratori e che comprende anche un questionario che collega immigrazione e terrorismo inviato a ben 8 milioni di ungheresi, con una consistente spesa che avrebbe potuto essere destinata a programmi sociali. Secondo il governo già 400mila sono stati riconsegnati e compilati.
“I rifugiati che arrivano qui non sono in pericolo nel loro paese d’origine”, ha affermato Orban pochi giorni fa, facendo riferimento ai migranti che arrivano in Ungheria dopo essere entrati nell’Unione europea dalla Grecia o avere attraversato la Serbia. “Ognuno di loro è un immigrato per motivi economici”, ha continuato. Quindi, a suo dire, spetterebbe ai paesi confinanti di trovare una soluzione e l’Ungheria “avrebbe dovuto già rispedirli a casa”.
Le posizioni xenofobe e populiste del governo di destra di Budapest, riprese ed estremizzate dai movimenti estremisti come Jobbik ed altri, fanno presa anche a causa del fatto che nel 2014 l’Ungheria è stato il paese membro dell’Ue che ha accolto il numero maggiore di rifugiati pro capite, a parte la Svezia. In assoluto però si tratta di una cifra non certo enorme, pari ad alcune migliaia di persone, alcune delle quali tra l’altro hanno preso preferito abbandonare l’Ungheria per cercare fortuna in nord Europa.
Intanto il Consiglio d’Europa, in un rapporto, ha espresso forte preoccupazione per la violenza razzista nei confronti di rom, migranti, richiedenti asilo e rifugiati in Ungheria, anche se ha giudicato positive alcune iniziative del governo, a partire dalla creazione di un’unità della polizia contro i reati di odio e di 20 punti di consulenza antirazzismo. Misure però giudicate puramente di facciata da parte delle associazioni ungheresi che difendono i diritti dei migranti e dei rifugiati.
Il documento, pubblicato a cura della Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza del Consiglio d’Europa, sottolinea come il 22% dei richiedenti asilo siano privati della loro libertà personale e chiede che siano create “strutture aperte” per l’accoglienza, in particolare per le famiglie con bambini.
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