In Nepal i principali partiti politici hanno trovato un accordo per una riforma costituzionale che prevede la divisione del paese in otto province, dopo anni di stallo dei negoziati e di scontri a volte anche cruenti. L’accordo raggiunto prevede la ripartizione del paese in otto distretti, ma lascia irrisolto il nodo della definizione dei confini delle nuove aree amministrative il che potrebbe costituire una nuova fonte di conflitto.
Il Partito maoista, all’opposizione, propone da sempre la divisione del Nepal in province dotate di una certa autonomia in modo da favorire l’inclusione politica di alcune comunità etniche storicamente marginalizzate dalla classe dirigente di Kathmandu, ma i partiti rivali erano contrari affermando che la creazione di forti autonomie porterebbe alla frammentazione del paese e ad un ulteriore inasprimento dei conflitti.
Ora la proposta di riforma dovrà essere approvata dai due terzi del parlamento. Secondo un portavoce del partito maoista, il disegno di legge sarà pronto a luglio. Una volta approvato, sarà formata una commissione che avrà sei mesi per determinare i confini delle diverse province. A marzo il dibattito parlamentare sulla riforma costituzionale aveva provocato violente proteste all’interno del parlamento e nelle strade di Kathmandu.
Secondo il ministro dell’informazione Minendra Rijal, dopo anni di conflitti tra i partiti, l’accordo è stato incoraggiato dal clima politico di unità nazionale, dopo le recenti scosse di terremoto che hanno causato la morte di più di 8.700 persone nel paese.
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