Bolivia, Costa Rica, Repubblica Domenicana e Suriname fanno parte del gruppo dei 72 paesi che hanno raggiunto l’Obiettivo di sviluppo del Millennio di dimezzare la quota delle persone che soffrono la fame.
L’America Latina è divenuta in questo modo la prima area del mondo a esserci riuscita. Solo Honduras, Colombia, Ecuador, Giamaica e Paraguay non ce l’hanno ancora fatta, ma sono vicinissimi al traguardo.
Il dato emerge dal rapporto annuale “Lo stato della insicurezza alimentare nel mondo 2015″ presentato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (Fao) nel corso della sua 39° Conferenza annuale, durante la quale il brasiliano José Graziano da Silva, direttore generale rieletto nel corso dell’incontro, ha dichiarato che “dal 1990 nel mondo 216 milioni di persone si sono liberate dal giogo della fame”. Da Silva ha però immediatamente ammonito che quasi 800 milioni di persone soffrono ancora a causa di denutrizione cronica in tutto il mondo.
Il direttore generale della Fao ha sottolineato che è inaccettabile che una persona su nove non possa avere gli alimenti necessari per vivere un’esistenza attiva, sana e produttiva, e per questo ha chiesto alla comunità internazionale di intensificare gli sforzi in questo senso. Infine, Da Silva ha evidenziato che tra gli Obiettivi dello sviluppo sostenibile, prossima meta che la Fao sottoporrà all’approvazione degli Stati membri, dovrà essere inclusa l’eliminazione completa della fame nel mondo. “Se tutti facciamo la nostra parte, possiamo arrivare a ‘fame zero’ nel corso delle nostre vite”, ha detto.
Secondo il rapporto della Fao, il brillante risultato latinoamericano si spiega grazie all’aumento della produttività e degli investimenti agricoli, ai miglioramenti della previsione e protezione sociale, a una crescita economica inclusiva e alla volontà politica di ridurre le diseguaglianze da parte di alcuni paesi.
Il direttore generale della Fao ha messo il rilievo in particolare il miglioramento della produttività dei piccoli coltivatori diretti, a scala familiare, come fattore determinante non solo del risultato attuale in termini di alimentazione, ma anche della possibilità di uscire dalla povertà.
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