L’agenzia UINP (Portale Indipendente Ucraino di Notizie) riportava il 27 novembre scorso un fatto quantomeno curioso, ma perfettamente inquadrato nell’odierna “democrazia” Poro-Jatsenukiana. Il Metropolita della diocesi Lutskaja e Volynskaja (quella Volynija che, negli anni della guerra, fu teatro dei più feroci massacri perpetrati dai filonazisti ucraini ai danni di polacchi e ebrei) della chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev, Mikhail Zinkevič, rivolto ai fedeli ha detto: ”Voi oggi vi trovate nella vostra cattedrale e dovete pregare nella vostra lingua ucraina e non nella lingua dell’occupante. Chi prega in un’altra lingua … che non si inganni. Perché dio ascolta noi e mai loro”. Zinkevič avrebbe anche accusato coloro che frequentano le parrocchie della chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Mosca, di finanziare con ciò stesso la guerra civile nel Donbass: “Chi sostiene quelle chiese, chi fa delle offerte, chi compra le candele, porta soldi agli uccisori dei vostri figli. Ogni candela acquistata nelle chiese del patriarcato di Mosca, è una pallottola per uccidere i vostri figli”.
Terminando l’omelia, scrive UINP, il metropolita avrebbe minacciato di morte coloro che simpatizzano per la Russia.
La sortita del metropolita Zinkevič fa il paio con la supplica rivolta da Petro Porošenko a papa Bergoglio per la beatificazione del capo della chiesa greco-cattolica ucraina, Andrej Šeptitskij, schierato coi nazisti tedeschi e i filonazisti ucraini durante la seconda guerra mondiale. Non a caso, pare che proprio dal 1941, con l’occupazione nazista dell’Ucraina, dati la separazione del patriarcato di Kiev da quello di Mosca e la nascita della cosiddetta chiesa ortodossa autocefala ucraina, con le conseguenti persecuzioni, uccisioni e terrorismo contro i seguaci moscoviti da parte dei nazionalisti e filonazisti ucraini e la susseguente fuga, nel 1943 e 1944 dei vescovi autocefali a fianco dei nazisti in ritirata.
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