Mentre a L’Avana sembrano proseguire spediti i colloqui di pace tra la guerriglia delle Farc e il governo di Bogotà, una notizia chiarisce qual è il clima reale che si confonde in un paese in cui l’impunità delle forze armate, degli squadroni della morte, delle forze paramilitari di estrema destra difficilmente potrà essere messa in discussione in virtù esclusivamente di una firma apposta su un trattato.
La Corte Suprema colombiana ha infine assolto il colonnello dell’esercito a riposo Alfonso Plazas Vegas, già condannato per la sparizione di un gruppo di persone durante l’assalto al Palazzo di giustizia di Bogotá, nel 1985, in seguito a un attacco della guerriglia M-19.
Secondo l’alto tribunale almeno due testimoni che inchiodarono Plazas Vega, condannato a 30 anni nel 2010 – sentenza confermata nel 2012 dal Tribunale Supremo di Bogotá, non sarebbero risultati credibili.
La Procura aveva accusato l’ex colonnello della scomparsa di almeno 11 persone, fra cui una guerrigliera, Irma Franco, e l’amministratore della caffetteria del Palazzo di Giustizia, Carlos Augusto Rodríguez. Ora per lui è stato disposto il rilascio immediato, dopo otto anni di carcerazione in una struttura militare.
L’assalto delle forze armate al Palazzo di Giustizia – comandato proprio da Plazas Vega – fu ordinato dopo la presa dell’edificio da parte dell’M-19 (Movimiento 19 de Abril); le operazioni di assalto al palazzo, condotte con carri armati e artiglieria pesante, proseguirono per 27 ore, concludendosi con un bilancio drammatico, 115 morti fra magistrati, funzionari e ribelli. Le immagini trasmesse dalle tv nazionali avevano mostrato che dall’edificio erano uscite vive almeno una decina di persone, in seguito date per ‘desaparecidos’.
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