Petro Porošenko ha inaugurato ieri a Poltava, sui luoghi della battaglia in cui nel 1709 Pietro I di Russia sconfisse gli svedesi di Carlo XII, il monumento all’individuo che, secondo la storiografia russa, di quella guerra fu l’eroe negativo, il getman Ivan Mazepa. Porošenko ha dichiarato che “invece dell’anatema russo, Mazepa è degno dell’autentica gloria ucraina; una componente importante della nostra identità”, simbolo della “resistenza alla Russia e bandiera dell’indipendenza ucraina”.
Il Mazepa seicentesco sembra in effetti simboleggiare appieno l’odierna Ucraina golpista e la sua “attenzione” verso UE e Turchia: rivolgendo i propri servigi ora alla Polonia e alla cosiddetta Russia Minore (più o meno l’attuale Ucraina occidentale), ora alla corte zarista, poi a quella svedese e all’impero ottomano, in base solo al tornaconto personale, Mazepa è ricordato per esser passato, insieme ai suoi cosacchi, dalla parte di polacchi e svedesi e poi, dopo la loro sconfitta a Poltava, esser fuggito insieme al re Carlo XII nella fortezza turca di Bender. La chiesa ortodossa di Mosca lanciò contro di lui un’anatema, mentre lo zar Pietro I istituì per lui l’unico esemplare de “L’ordine di Giuda”. Uno dei primi commenti su twitter suonava ieri: “Un falso presidente, insieme a un falso patriarca, hanno inaugurato un monumento a un traditore. Tutta l’odierna Ucraina in una sola notizia”. “E’ simbolico che proprio nella settimana pasquale – la pasqua ortodossa è caduta il 1 Maggio – Porošenko inauguri un monumento a Giuda. Tale il paese, tali i suoi eroi”, ha scritto il presidente del Comitato investigativo russo Vladimir Markin.
Fa il paio con la cerimonia di Poltava, l’attesa adozione da parte della Rada suprema della legge che anticipa al 8 maggio, secondo l’usanza di USA ed Europa occidentale, la Festa della Vittoria, tradizionalmente celebrata, prima in Urss e ora in Russia, il 9 maggio. Il politologo ucraino Ruslan Bortnik ha dichiarato a Pravda.ru che ciò si inserisce nel “gioco” golpista della “decomunistizzazione” e della istituzionalizzazione dei movimenti fascisti e neonazisti e delle ricorrenze banderiste. Da qui, secondo Bortnik, discendono l’abbattimento dei monumenti sovietici e i pogrom contro tutti coloro che non appoggiano il regime golpista. Prima di Kiev, la Polonia adottò la data del 8 maggio nel 2015, in ottemperanza alla data fissata dalle potenze alleate, ma non dall’Unione Sovietica, secondo il cui fuso orario, la firma alla capitolazione nazista fu apposta il 9 maggio 1945.
FP
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