La Russia nega con forza che suoi aerei o di altri Paesi abbiano sorvolato tra il 4 e 5 maggio il campo per sfollati di Kammuna (Idlib) bersaglio di un violento bombardamento in cui hanno perso la vita almeno 28 civili, tra cui donne e bambini. Un massacro portato all’attenzione del mondo dalle immagini postate in rete: corpi smembrati, incendi che ostacolano i soccorritori, tende insanguinate, feriti caricati su autocarri.
«Quell’attacco non è stato compiuto da jet ma forse da lanciarazzi multipli come quelli usati dai qaedisti di Al Nusra», sostiene il portavoce del ministero della difesa russo, Igor Konashenkov. Secondo il quale sulle foto del campo pubblicate sui social dopo il bombardamento non si vedono i segni di esplosioni di bombe lanciate da aerei. Qualche giorno fa Mosca aveva smentito anche il bombardamento dell’ospedale al Quds di Aleppo gestito da Medici senza Frontiere e dalla Croce Rossa. Respinge le accuse anche il governo siriano che a sua volta accusa «gruppi terroristici».
Contro Damasco esistono importanti indizi. Tuttavia gli Stati Uniti e la Francia – che forti dell’appoggio delle monarchie del Golfo guida il fronte interventista anti Bashar Assad – hanno subito indicato i responsabili di questo nuovo massacro di civili: le forze aeree siriane. Non hanno atteso più di qualche minuto per formulare le loro accuse. Piuttosto Parigi e Washington avrebbero dovuto verificare le smentite di Mosca, attraverso le registrazioni effettuate dai loro sistemi radar di sorveglianza sulla Siria.
Perché i combattenti islamisti e i loro sponsor regionali hanno tutto l’interesse a concentrare le accuse su Damasco. In uno scenario dove si combatte anche una guerra mediatica non si può escludere alcuna ipotesi, inclusa quella di colpi sparati sugli sfollati di Kammuna dalle formazioni che combattono contro Damasco. Invece la Francia ha immediatamente condannato «con la più grande fermezza i bombardamenti perpetrati dal regime contro un campo di sfollati nel nord della Siria… Un atto inaccettabile e ributtante – ha aggiunto il ministero degli esteri francese – che potrebbe costituire un crimine di guerra e contro l’umanità».
L’obiettivo di Parigi non è certo quello di indagare in modo imparziale sul bombardamento di Kammuna. Piuttosto è quello di spingere con forza per ottenere l’avvio di una campagna di raid aerei contro Damasco e le forze armate governative e aprire la strada alla costituzione di zone cuscinetto in Siria per difendere e definire le aree sotto il controllo di jihadisti e “ribelli moderati”. Zone che verrebbero affidate alla “custodia” militare di Turchia e Arabia Saudita che da lungo tempo invocano attacchi militari contro Damasco e si dicono pronte a scendere in campo. Sarà importante se non decisivo l’incontro del 9 maggio.
Quel giorno il ministro degli esteri francese, Jean-Marc Ayrault, presiederà una riunione sulla Siria a cui parteciperanno anche il Segretario di stato americano John Kerry, i rappresentanti delle petromonarchie e il leader dell’opposizione siriana, Riyad Hijab. L’ostacolo principale al piano di Parigi resta la Russia alleata della Siria. Tuttavia la Francia, con l’aiuto degli Usa, pensa di mettere nell’angolo Mosca con un ultimatum: Bashar Assad deve farsi da parte subito oppure Parigi e Washington useranno i loro aerei per attaccare lo Stato Islamico e allo stesso tempo per «impedire nuovi massacri di civili», ossia contro Damasco.
Intanto mentre la tregua sembra aver dato respiro alla popolazione di Aleppo, nel vicino villaggio di Khan Touman i qaedisti del Fronte al Nusra e i salafiti di Ahrar al Sham tra mercoledì e giovedì hanno lanciato un assalto a sorpresa contro le postazioni dell’Esercito. I combattimenti sono andati avanti per ore. I morti sono stati una ottantina. Alla fine i governativi sono stati costretti ad arretrare e a rinunciare a un villaggio strategico che avevano riconquistato con un alto costo di vite umane. I tiri di artiglieria sono serviti solo in parte a fermare gli attaccanti. L’accaduto conferma ancora una volta l’alleanza tra una formazione terrorista (anche per gli Usa) come al Nusra e i salafiti radicali di Ahrar al Sham che avranno un posto in prima fila quando comincerà la “transizione politica” in Siria che invocano Parigi e Washington.
da Il Manifesto
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