Stamattina, 16 gennaio 2019, nella regione di Girona (Catalogna), alcuni sindaci e alcuni attivisti della sinistra indipendentista si sono svegliati con uomini incappucciati della Polizia Nazionale Spagnola (PNE) alle loro porte.
Ignasi Sabater e Dani Cornellà, entrambi della CUP e rispettivamente sindaci di Verges e di Celrà, e altri nove militanti, tra cui appartenenti ai CDR (Comitati in Difesa della Repubblica), sono stati arrestati. L’operazione è stata condotta dalla PNE senza alcun mandato giudiziario del Tribunal Superior de Justícia de Cataluña.
L’accusa è di presunti “disordini pubblici” in occasione dell’anniversario del 1 ottobre 2017, il giorno in cui in Catalogna si è tenuto il referendum per l’indipendenza.
Si tratta di un’operazione di polizia che palesa il volto violento dello Stato spagnolo. Qui non è in gioco solo il rispetto del diritto all’autodeterminazione, ma anche quello dei diritti civili e politici, individuali e collettivi.
Gli arresti di stamattina sono l’ennesima risposta “repressiva” di uno Stato che nega la questione politica di fondo e la tratta come fosse problema di ordine pubblico, chiudendo la porta in faccia a chi rivendica una soluzione democratica del conflitto. Ed è problema di tutte e tutti noi, non solo dei catalani; ancor più perché accade a pochi chilometri dalle nostre città, nel cuore di quella Unione Europea che si auto-esalta come costruzione democratica e che non riesce a pronunciare nemmeno una parola – lasciamo stare i fatti – contro la repressione e la violenza che avviene in uno degli Stati membri.
Mentre scriviamo, ci giungono notizie dalla Catalogna che ci informano che alcuni degli arrestati sono stati liberati. Ad alcuni pare sia stato riservato un trattamento non proprio tenero. A tutti loro, a chi è di nuovo in libertà e a chi è ancora nelle mani della PNE, il nostro più caloroso abbraccio.
Libertà immediata per tutti gli arrestati!
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