Menu

#Ayotzinapasomostodos: bloccato l’aeroporto di Acapulco dopo intensi scontri

Continuano in tutto il Messico le manifestazioni e le proteste contro le istituzioni e il governo accusati di essere legati alla sparizione di 43 studenti rapiti e forse uccisi dai poliziotti agli ordini del sindaco di Iguala e dai narcos della gang denominata ‘Guerreros Unidos’.
Il procuratore generale Jesus Murillo Karam, che si occupa dell’inchiesta, ha tentato nei giorni scorsi di dare per conclusa la faccenda, sfruttando la confessione di tre presunti killer secondo i quali i 43 normalistas della scuola di Ayotzinapa sarebbero stati assassinati e bruciati. Nessuna speranza quindi di trovarli vivi dunque e di ottenere maggiori dettagli sui mandanti e sugli esecutori della strage.

Un tentativo maldestro e tardivo di stoppare le proteste in corso ormai da un mese e mezzo e che chiamano direttamente in causa la struttura stessa del potere economico e politico del Messico intero, i legami tra politica, apparati di sicurezza dello stato e narcotraffico. Un tentativo malriuscito respinto al mittente da numerose organizzazioni popolari del Guerrero e del resto del paese centroamericano, dalle organizzazioni studentesche, dai sindacati degli insegnanti e dai parenti delle vittime e dei desaparecidos di Ayotzinapa, protagonisti di un durissimo braccio di ferro con le autorità affinché venga veramente fatta giustizia su uno degli eccidi più gravi che il Messico ricordi negli ultimi decenni.
Violenti scontri sono avvenuti nelle scorse ore nella città di Acapulco fra migliaia di manifestanti e alcuni reparti della polizia in assetto antisommossa. A migliaia i dimostranti si sono riuniti davanti all’aeroporto internazionale della celebre località turistica del sud del paese insieme ai parenti delle vittime. Prima di raggiungere lo scalo, un gruppo di circa 300 studenti e attivisti con il volto coperto si è scontrato con gli agenti che cercavano di impedire loro il passaggio.
I poliziotti sono stati colpiti da pietre e molotov – uno è rimasto gravemente ferito – e alla fine il resto dei manifestanti è riuscito a passare.
Dopodiché i dimostranti hanno bloccato l’accesso all’aeroporto e occupato alcuni terminal, bloccando per tre ore il traffico aereo e costringendo i turisti a raggiungere a piedi lo scalo dopo il blocco della strada. “Nessuno entra, nessuno esce fino a nuovo ordine”, ha dichiarato ai media uno studente mascherato che bloccava l’accesso al terminal, con altri sette manifestanti armati di bastoni e sbarre metalliche.

Dopo gli scontri della mattina l’occupazione simbolica dei terminal è andata avanti in maniera pacifica, con molti passeggeri che si sono fermati a parlare con gli studenti e gli insegnanti che manifestavano, mentre alcuni di essi scrivevano slogan sulle pareti come “Todos somos Ayotzinapa” e “[Enrique] Peña Nieto, asesino”, in riferimento al presidente del paese che non ha voluto rinunciare al previsto viaggio in Cina. Da parte sua il governo federale afferma che non ha nulla da nascondere in merito a quanto accaduto ad Iguala, dove il 26 settembre scorso circa 150 studenti che manifestavano contro l’amministrazione comunale e la riforma del sistema educativo furono presi in trappola da poliziotti e sicari al servizio del sindaco e dei narcos che uccisero sei persone e rapirono 43 giovani, di cui non si sono avute più notizie certe. 


 

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *