In relazione alla risposta di Susanna Camusso alla nostra petizione, arrivata in data 8 aprile 2011 alle ore 20,35 riteniamo utili alcune precisazioni: Spiace notare che la risposta sia stata data soltanto dopo un servizio sulla nostra protesta, mandato in onda dal TG1, e dopo un mese di distanza dall’invio della petizione (6 marzo 2011). Un’ultima considerazione è d’obbligo: non si può non riscontrare una profonda discrasia tra la dichiarazione della Segreteria Nazionale pervenutaci in data 8 aprile 2011 e l’ordine del giorno che fu approvato, all’unanimità, in sede congressuale nel maggio 2010 e che riportiamo in calce alle dichiarazioni delle lavoratrici. Romina Licciardi: Si apprende che il licenziamento è avvenuto in quanto la lavoratrice mentre era in malattia svolgeva attività lavorativa per un ente pubblico. La Licciardi non ha mai fatto mistero di svolgere su indicazione della Cgil di Sicilia il compito di Consigliera di Parità (figura prevista dalla normativa vigente) e che l’attività non si configura quale attività di lavoro dipendente. Si è nella convinzione che il licenziamento intimato sia pretestuoso oltrechè illegittimo.
Alma Bianco: Sostenere che il licenziamento sia avvenuto in quanto la stessa si era appropriata indebitamente di somme appartenenti all’organizzazione è un’affermazione forte che potrà essere oggetto di valutazione legale a maggior ragione che è stata presentata una denuncia all’Autorità Giudiziaria che fino a oggi non rappresenta prova di colpevolezza.
Si sottolinea che la Bianco ha presentato denuncia alla Guardia di Finanza e alla Procura della Repubblica nei confronti dei vertici della Cgil di Messina ma non sembra che si sia provveduto a licenziare i denunciati. In casi simili con datori di lavoro diversi si è sempre sostenuto che il lavoratore andava trasferito in mansioni diverse o sospeso con diritto alla retribuzione in attesa che la Magistratura concludesse le proprie indagini.Forse queste regole non trovano applicazione all’interno della Cgil? Inoltre tiene a precisare che la stessa ha già presentato ricorso nei confronti della CGIL di Messina per: lavoro nero, mancata applicazione regolamento nazionale CGIL, mancato TFR e differenze retributive per 25 anni di lavoro all’interno dell’organizzazione.
Alessandra Mangano: In relazione alla risposta della segreteria nazionale della Cgil alla petizione delle donne licenziate dalla CGIL a Susanna Camusso, mi limito a osservare che sarà il giudice del lavoro adito a decidere se il contratto a progetto stipulato con il Centro Studi della Cgil Siciliana fosse viziato da irregolarità tali da renderlo nullo.
Barbara Tundis: Trovo la replica della Camuso alla nostra petizione pubblica inadeguata, soprattutto nel momento in cui si riferisce singolarmente ai casi delle firmatarie. Per ciò che riguarda me, in particolare, la Camusso si limita ad affermare con estrema sufficienza che la Sig. Tundis Barbara si è dimessa volontariamente per ragioni di studio, sorvolando su tutte le denunce da me avanzate. Insomma poco importa che io mi sia dimessa perché non accettavo di far parte di un organizzazione sindacale che nelle piazze lottava per i diritti dei lavoratori e subito dopo mi chiedeva di capire che non c’erano le condizioni economiche per regolarizzare la mia situazione lavorativa, non merita menzione l’aver denunciato di aver lavorato a nero per la CGIL, ancor meno interessante, per la Camusso, il fatto che avevo un contratto part-time mentre lavoravo a tempo pieno nella camera di lavoro di Cetraro. Nessuna considerazione a riguardo, nessuno mi ha convocato per ascoltare le mie ragioni, nonostante l’11 Novembre in occasione della manifestazione organizzata dal comitato dei precari e dei licenziati della CGIL presso la sede della CGIL Nazionale, il segretario confederale Enrico Panini avesse affermato che avrebbe incaricato il segretario Comprensoriale di Castrovillari, Angelo Sposato, di analizzare la mia vicenda. Da allora solo silenzio, ed oggi, dopo aver chiesto un incontro con il segretario nazionale della CGIL , dopo l’ennesima protesta del Comitato dei precari e dei licenziati della CGIL arriva la gelante replica SCRITTA della Camusso.
Simona Micieli. Per lungo tempo la lavoratrice ha auspicato che venisse trovata, da parte della CGIL, una soluzione positiva alla vicenda che la riguardava e cioè che il suo rapporto di lavoro fosse trasformato da part-time in tempo pieno regolarizzando economicamente e contributivamente quanto da lei svolto. Ma questo IN CONCRETO non è mai avvenuto.Ciò che la Segreteria Nazionale sostiene e cioè che “il segretario generale della confederazione interessata si lasciò andare ad espressioni non coerenti con il proprio ruolo ed è stato prontamente rimosso dall’incarico” (ne siamo poi proprio sicuri che il segretario sia stato rimosso? Perché a noi non risulta) non rappresenta altro che il riconoscimento, da parte della CGIL, di quanto denunciato dalla Micieli. Non si comprende dunque come mai il segretario “sia stato rimosso dall’incarico” (cosa ripetiamo da provare) e non sia stato poi trovato conseguentemente un accordo con la lavoratrice.
Il Comitato dei lavoratori licenziati dalla Cgil
Ordine del Giorno Congresso CGIL: odg approvato sui precari in CGIL Ordine del giorno Congresso Nazionale confederale CGIL
All’apertura dei lavori del XVI Congresso Nazionale della CGIL che ha come slogan la frase “Con la Cgil per difendere il lavoro e liberare i diritti”, alcuni lavoratori in maniera simbolica si sono incatenati davanti ai cancelli del Palacongressi.
Nel corso degli ultimi mesi, anche attraverso servizi e/o articolo su TV e giornali sono emersi casi di denuncia da parte di lavoratori dipendenti CGIL di diverse regioni che lamentavano la violazione da parte del nostro sindacato dei più elementari diritti.
Licenziamenti senza giusta causa, mobbing, non rispetto degli orari di lavoro, finti contratti di lavoro parasubordinato etc. che hanno anche portato, in alcuni casi, ad indagini da parte della magistratura.
Il Congresso ritiene grave che all’interno della nostra organizzazione possano essere presenti casi di lavoratori con rapporto o condizioni di lavoro irregolare o in violazione delle regole della CGIL.
Un sindacato che combatte, come affermato giustamente nella relazione introduttiva dal segretario Generale, la precarietà deve essere estraneo a qualsiasi forma di lavoro irregolare o precario al proprio interno.
Il Congresso dà pertanto mandato agli organismi dirigenti di accertare la realtà della situazione e di risolvere con tempestività le situazioni che risultassero in violazione dei diritti del lavoro o delle regole della CGIL attraverso la loro rimozione garantendo condizioni e stabilità occupazionale per i lavoratori coinvolti. Si debbono inoltre attivare gli organismi statutari preposti per accertare le responsabilità individuali e per irrogare eventuali sanzioni disciplinari. Il Congresso impegna tutta la CGIL e le sue strutture nazionali e territoriali a fare in modo che non vi siano episodi di violazione dei diritti del lavoro per i dipendenti dell’organizzazione.
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