Un flash mob per protestare contro una «multinazionale che prima ha preso gli incentivi dal governo italiano per assumere personale e poi, a distanza di soli quattro anni, ha aperto le procedure di licenziamento per 1464 lavoratori» mettendo in atto «una delocalizzazione subdola in Albania». Così un gruppo di dipendenti di Teleperformance della sede di Fiumicino ha protestato questa mattina contro «le politiche aziendali». I manifestanti sono entrati nell’area di Parco Leonardo, hanno raggiunto l’ingresso della nota multinazionale di call-center indossando magliette su scritto «il costo orario di un lavoratore italiano (6,5 euro) e il costo orario di un lavoratore albanese (3 euro)». «Abbiamo messo in scena un flash mob per denunciare quanto sta accadendo a Teleperformance – spiegano Flavia Greco, della Slc della Cgil, e Luca Alessandrini, lavoratore e Rsu – : nel 2007 l’azienda ha beneficiato della defiscalizzazione per le assunzioni in Italia, nel 2008 ha ricevuto finanziamenti su larga scala per progetti formativi; nel 2010, facendo perno sulla crisi economica, ha sottoscritto un accordo di solidarietà ottenendo l’abbattimento fino all’80% del costo del lavoro. Ora, nel 2011 i dipendenti italiani sono nuovamente sotto ricatto: la metà di loro (ovvero 1.464 persone) sono a rischio licenziamento, il 14 aprile si sono aperte le procedure». «Mentre accadeva tutto questo in Italia – prosegue Greco – la multinazionale francese triplicava le sue postazioni di lavoro in Albania, a meno di metà del costo del lavoro e senza esportare diritti. Una delocalizzazione subdola – conclude la sindalista -: perchè le attività restano in Italia ma le chiamate al call-center vengono dirottate a operatori albanesi. Denunciamo questa grave condotta e per questo lunedì 23, in occasione dello sciopero dei lavoratori di Teleperformance, faremo un presidio nazionale sotto Montecitorio dalle 10 alle 14».
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