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Inps. Metà delle pensioni sono da fame,dovete lavorare di più

Oltre la metà delle pensioni erogate dall’Inps – il 50,8% – non arriva a 500 euro al mese. E’ quanto emerge dal Rapporto annuale dell’istituto. La quota sale al 79% se si considera la soglia dei 1.000 euro lordi mensili. L’11,1% presenta importi compresi tra i 1.000 e i 1.500 euro mensili e solo il 9,9% superiori ai 1.500 euro. Per quanto riguarda le pensioni da 500 a 1.000 euro mensili, continuano a prevalere le pensioni femminili con il 30,5% rispetto al 24,9% delle pensioni maschili. La tendenza si inverte nelle classi di importo più elevato, laddove le pensioni dei titolari maschi presentano pesi percentuali nettamente più significativi: il 18,9% tra i 1.000 e i 1.500 euro mensili (contro il 5,6% per le donne) e il 20,2% con importi superiori ai 1.500 euro mensili (a fronte di appena il 2,6% per le pensioni erogate alle donne).

Il dato, ancorché significativo, fotografa il passato. Quando, cioè, i lavoratori – e a maggior ragione i dirigenti – erano principalmente maschi.
La spesa pensionistica nel 2010 è aumentata del 2,3%, con un imponente aumento del 73% delle pensioni di anzianità. Significa che chi può scappa dal lavoro, visto che ogni anno peggiorano le aspettative – soprattutto in relazione all’età pensionabile, per cui ora si parla apertamente di 67 anni – per chi è ancora “al chiodo”.

In tutto sono stati liquidati infatti 174.729 trattamenti a fronte dei 100.880 registrati nel 2009. La crescita ha seguito un anno, il 2009, nel quale a causa del passaggio dei requisiti da 58 a 59 anni a fronte di 35 di contributi il numero di pensioni di anzianità era stato molto basso. Nel 2011 con il nuovo “scalino” (da 59 a 60 anni) e l’entrata in vigore della finestra mobile si prevede però un nuovo calo. Nel 2010 l’età media per la pensione di anzianità è stata di 58,3 anni per i lavoratori dipendenti e di 59,1 per gli autonomi.

Il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, berlusconiano di lunga data, ha asscurato che il sistema previdenziale è in equilibrio e le pensioni delle giovani generazioni non sono a rischio (se mai ci saranno). Secondo Mastrapasqua, infatti, “l’equilibrio e la stabilità raggiunte dal sistema non sono stati conseguiti a scapito delle giovani generazioni. La pensione ci sarà anche per i giovani. Ma la qualità della loro pensione di domani si costruisce oggi, agganciata sempre più al destino del Sistema Paese”. Che è quello descritto dall’Istat e da altri istituti internazionali, sicuramente più attendibili.

Accanto alla necessità di una crescita economica del sistema, non ha mancato di ricordare Mastrapasqua, c’è una “necessità” che deve essere ribadita a giovani e meno giovani: bisogna lavorare più a lungo. La fuga dal lavoro è un approccio incompatibile con l’allungamento dell’età anagrafica. Non è mai troppo presto per pensare alla pensione, ma non è mai troppo tardi per lasciare il lavoro, anche quando è discontinuo e flessibile”.
Con queste pillole di saggezza, non ne dubitiamo, i lavoratori giovani e anzani si indirizzeranno fiduciosi verso un futuro roseo. Ovvero, nero.

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