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Blackout delle poste, class action alle porte

Ore di coda negli uffici postali e nessun risultato: nè pagamenti effettuati nè pensioni incassate. Il sistema informatico di Poste da giorni funziona infatti a singhiozzo (per problemi sui sistemi di Ibm, denuncia Poste) e moltissimi, pur avendo fatto la temutissima coda se ne vanno a mani vuote o con il danno di dover pagare gli interessi per il mancato pagamento. La società spiega che i disagi sono terminati e gli sportelli sono rimasti aperti più a lungo per consentire di smaltire l’arretrato di questi giorni. E chi non ha incassato la pensione potrà farlo lunedì. Ma i consumatori sono già sul piede di guerra e annunciano una class action oppure danno indicazioni su come farsi rimborsare singolarmente. Resta però il problema di moltissimi pensionati, magari con assegno minimo, che in questi giorni non avranno neanche un euro per pagare. In una nota Poste spiega che «è ripresa l’erogazione dei servizi negli uffici postali» e si scusa con la clientela per eventuali rallentamenti alle operazioni in alcuni uffici. Inconveniente dovuto al «malfunzionamento del software verificatosi sui sistemi centrali Ibm sui quali appoggiano le attività degli uffici postali». Uffici che «hanno operato oltre il normale orario di chiusura consentendo l’erogazione dei servizi a tutti i clienti in attesa e garantendo così oltre 6 milioni di transazioni, il pagamento di oltre 180 mila pensioni e l’accettazione di oltre 1.200.000 bollettini, nella media delle attività abitualmente svolte. I pensionati che non hanno potuto riscuotere la pensione a seguito dei rallentamenti lo potranno fare con le consuete modalità a partire da lunedì 6 giugno». Ma ai consumatori non bastano le scuse, vogliono i risarcimenti: Elio Lannutti (Adusbef) e Rosario Trefiletti (Federconsumatori) hanno già invitato l’amministratore delegato di Poste Massimo Sarmi «ad aprire, dal prossimo lunedì, un tavolo di conciliazione per risarcire bonariamente tutti i cittadini che hanno subito dei danni, previa segnalazione dell’accaduto alle associazioni dei consumatori, perchè »stavolta, in caso contrario, l’Ente Poste non riuscirà ad evitare una class action, con un doveroso risarcimento dei danni proporzionato ai gravi disagi subiti per tre giorni di fila dai pensionati e dagli utenti«. Anche Adusbef spiega che sta studiando una class action, strada che però ritiene »improbabile«. L’associazione spiega quindi cosa fare nel frattempo e offre un elenco di possibili danneggiati. »La strada da seguire è quella della messa in mora individuale. Ognuno può fare una raccomandata A/R indirizzata alla Poste in cui fa presente cosa è accaduto, magari inserendo in busta anche fotocopia dei numerini che ha preso per fare le diverse file, precisa al centesimo i danni subiti (materiali, fisici e psicologici), intima il pagamento entro 15 giorni, altrimenti si rivolgerà alle autorità giudiziarie«. Secondo l’associazione »sono migliaia le persone che hanno subito un danno, e siccome non si tratta di una situazione determinatasi in seguito a calamità o casualità (aggiornamento dei loro sistemi informatici), i motivi per ottenere un rimborso ci sono tutti«. I danni li ha subiti, per esempio: »chi doveva pagare una multa al codice della strada ed era l’ultimo giorno valido: gli importi sono raddoppiati; chi doveva pagare una utenza e nella prossima bolletta gli verranno addebitati interessi e more; chi doveva pagare una tassa comunale come Tosap, Ici o altro, dove le penali anche per un giorno di ritardo sono salatissime; chi doveva ritirare la pensione e il 1 giugno non lo ha potuto fare, il 2 le Poste erano chiuse e, dopo ore di code solo nella tarda mattinata del 3 ha potuto riscuotere, se non il 4 o lunedì 6; pensioni le cui minime sono da fame e che già negli ultimi giorni del mese lasciano gli anziani con le tasche vuote, per cui anche pochi giorni di ritardi provocano disagi terribili; chiunque ha dovuto fare code incredibili, recandosi più volte alle Poste«

Adusbef e Federconsumatori hanno invitato l’amministratore delegato di Poste Massimo Sarmi ad aprire, dal prossimo lunedì, un tavolo di conciliazione per risarcire bonariamente tutti i cittadini che hanno subito dei danni, previa segnalazione dell’accaduto alle associazioni dei consumatori, perchè «stavolta, in caso contrario, l’Ente Poste non riuscirà ad evitare una class action, con un doveroso risarcimento dei danni proporzionato ai gravi disagi subiti per tre giorni di fila dai pensionati e dagli utenti». Lo affermano in una nota Elio Lannutti (Adusbef) e Rosario Trefiletti (Federconsumatori) che spiegano: «il caos ed i disservizi che da martedì scorso hanno paralizzato gli uffici postali in molti quartieri di Roma, dalla Stazione Termini a Centocelle, da Piazza Sempione a Vescovio, ma anche in altre regioni italiane a causa di presunti guasti nella piattaforma informatica, non può essere addossato sulle spalle degli utenti, specie migliaia di pensionati che ritirano la pensione per poterla impiegare (in parte) per pagare bollette ed utenze. Gli utenti che hanno fatto code chilometriche che arrivavano in strada di uffici postali andati in tilt, con migliaia di cittadini costretti ad attendere ore ed ore nella speranza di inviare una raccomandata, ritirare la pensione o accedere al proprio conto, con la promessa vana di un urgente riavvio di alcuni terminali che funzionavano a singhiozzo, mentre altri risultavano del tutto bloccati, devono essere immediatamente risarciti. Gli stessi rappresentanti dell’Adusbef sono pronti a testimoniare disagi gravi per molti cittadini arrivati anche dalla periferia di Roma per ritirare la pensione o effettuare dei pagamenti. Stavolta non basteranno le pacche sulle spalle di Poste Italiane nè la promessa di aver ripristinato il regolare funzionamento per la fornitura di tutti i servizi: ci vogliono adeguati risarcimenti dei danni».

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