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Confindustria-governo. La Russa la butta in caciara

Non ci occupiamo mai di quel che dice La Russa, perché è inutile e inattendibile. Basta guardare quel che fa come ministro della difesa. Però stavolta la sua sortita anti-Marcegaglia “rivela” esattamente quel che – al momento di presentare ogni manovra economica degli ultimi anni – è stato pubblicamente negato. Leggere attentamente questo lancio d’agenzia.

 

«Alla politica spetta il compito di equilibrare le spinte di parte, senza accettare i diktat di nessuno. Soprattutto quando si pensa che questo progetto possa essere la risposta al timore, che con la sinistra al governo sarebbe certezza ma anche con il centrodestra si prospetta, di una patrimoniale». Il ministro della Difesa Ignazio La Russa commenta così l’ultimatum della presidente di Confindustria Emma Marcegaglia e, intervistato dalla Stampa, sottolinea: «Non c’è la dittatura degli imprenditori». In merito alla disponibilità di Marcegaglia a una «piccola patrimoniale», «vedremo, ma non vorrei invece che proponesse ricette per fare pesare meno sui più ricchi i sacrifici della crisi», dice La Russa. «I sacrifici più grossi li abbiamo chiesti ai dipendenti pubblici, ai pensionati: Confindustria dovrebbe riconoscere che Berlusconi ha sempre tutelato il loro ruolo. E poi non si capisce mai per chi parla Confindustria: le grandi imprese o le piccole, che spesso non hanno interessi coincidenti? Io distinguo le piccole imprese, che stanno pagando un prezzo alto e tutti insieme dobbiamo capire come aiutarle». «Nei momenti di crisi c’è sempre chi pensa di poter fare da sè, dal partito degli automobilisti a quello della bistecca», osserva il ministro. «Ma se vogliono fare il partito degli imprenditori è una sconfitta della politica, che è la sintesi delle posizioni. Capisco che in momenti di crisi ci sono queste tentazioni, ma sono momentanee». Per La Russa «tutto il sistema Italia dovrebbe concorrere a un grande piano per abbattere il debito pubblico e rilanciare la competitività. Sei mesi di tregua dove l’opposizione smette di pretendere che Berlusconi se ne vada e noi smettiamo di dire che i pm vogliono mandarlo via. Poi tra sei mesi tiriamo le somme e vediamo cosa succede».

 

Come si fa a dirsi preoccupati di non “fare pesare meno sui più ricchi i sacrifici della crisi» e contemporaneamente ricordare all'”ingrata” Marcegaglia che «i sacrifici più grossi li abbiamo chiesti ai dipendenti pubblici, ai pensionati: Confindustria dovrebbe riconoscere che Berlusconi ha sempre tutelato il loro ruolo», è cosa che lasciamo volentieri alla coerenza di La Russa.

Ci sembra molto più interessante, invece, è il lamento di un “politico fascista” in senso classico – a disposizione dei più potenti – che non capisce la ragione per cui dovrebbe farsi da parte. “La politica è finita” significa in senso proprio una sola cosa: che non ci sono più “interessi da comporre”, ma alcuni principali “da imporre”. E quali siano non sta più ai governi nazionali deciderlo; ci pensa l’Unione europea e la Banca Centrale. Povero La Russa, gli toccherà cambiar mestiere…

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